sabato 24 giugno 2023

A futura memoria (La scala di Gaspar)

Eravamo sette amici al bar. Che poi era un ristorante e Gino Paoli non cantava e non noi volevano cambiare il mondo, bensì è il mondo ad essere cambiato da quando ci siamo incontrati la prima volta, dovendo stare al passo noi, chi quieto, chi di corsa.
Storia breve di una parentesi lunga, oltre che tonda.
Con un prologo.
La sera di lunedì 19 novembre del 2007, zona Sant’Agostino, Como. Una ventina di ragazzi e ragazze e un paio di uomini già maturi che si incontrano, senza essersi mai visti prima, avendo in comune soltanto la sensazione di essere pionieri e l’esperienza di un blog.
Il loro blog. E il primo “pizza blog” di Como e province limitrofe, Canton Ticino compreso (qui uno, due, tre resoconti di allora)
Sedici anni dopo in sette, più due accompagnatori, ci siamo ritrovati attorno a un tavolo, scoprendoci identici e differenti insieme.
Differenti per qualche tratto del viso e i capelli brizzolati (chi li ha), identico per lo spirito curioso, la voglia di scoprire, conoscere, condividere.
I blog, nel frattempo, “sono morti” (come sentenzia Gaspar); la maggior parte non li ha più; qualcuno l’ha ancora ma mai aggiornato; qualcuna pensava fosse stato cancellato e invece ha scoperto che nel web si conserva (quasi) tutto e l’ha ritrovato; uno continua imperterrito a tenerlo in vita e quell’uno sono io.
Fine della breve storia speciale ed emozionante di un raduno che si è tenuto ieri l’altro, in cui è apparso chiaro come l’informatica ha rivoluzionato il mondo, ma è sempre la filosofia - cioè conoscere, discutere, confrontarsi, dialogare, interrogarsi, tentare di dare risposte, narrare - a spingerlo e renderlo interessante, degno di nota.

P.S. Per amor di cronaca e piacere di condivisione, aggiungo qualche postilla, a futura memoria, ringraziando Elena (Trombetta) che ha organizzato la rimpatriata, e Denise (Canu), sempre puntuale e riflessiva.
- L’assioma di Luca (Zappa)
“Il bello è che è tutta matematica”. Lo dice sottovoce, sorridendo, contento quanto un bimbo la mattina di Natale, mentre parliamo di intelligenza artificiale, anche se non è vera intelligenza, constatando come i computer possono già ora disegnare o scrivere testi, in autonomia.
- Il teorema di Frenz (Francesco Lietti)
Data la traccia audio e video di una persona, moltiplicata per enne volte, sommata a un numero X di testi da essa scritti e di cui viene conservata memoria, l’intelligenza artificiale sarà in grado di riprodurne voce e nuovi discorsi all’infinito, come se fosse viva, anche s’è morta.
- La profezia di Giorgio (me medesimo)
Considerato il teorema di Frenz, avendo io infinite tracce audio e video, oltre che migliaia di testi scritti conservati in internet, potrete vedermi e ascoltarmi e chiedermi cose e sentirmi rispondere per secoli e secoli, in versione ologramma (una scoperta beffarda per me, il cui mantra da decenni è che nulla si conserva e che è giusto metterci il cuore in pace e dormire quieti, considerato che nel volgere di un paio di generazioni siamo destinati all’oblio, senza eccezione alcuna. E invece…).
- Il monito di Valentina (Orsucci)
“Non sono preoccupata per me, bensì per i ragazzi di oggi, perché questi social, questa tecnologia… Cosa comporterà? Dove finiremo?”. Lo dice lei, mi sembra di sentire Isabella. Con tutte le loro ragioni, ma pure i torti, o meglio, la parzialità di un punto di vista. Perché che il futuro sia meglio o peggio non dipende dal futuro in sé, bensì da come lo si osserva. Se a prevalere è un approccio negativo, pessimista, allora preoccupazioni e paure dipingeranno ombra. Se predominante è uno sguardo positivo, ottimista, in ogni innovazione vedremo un’opportunità, invece di un problema, e andremo a dormire contenti sereni e sorridenti, ogni sera.
- La scala di Gaspar (Torriero)
La chiamo così, anche se ha precisato che non è sua, però tale e quale riporto la frase, com’è stata enunciata e che, a suo modo, compendia e spiega i timori di Valentina.
“Le tecnologie introdotte prima che avessimo quindici anni sono buone, quelle introdotte tra i quindici e i trent’anni sono una figata pazzesca, quelle dopo i trent’anni sono una boiata che condurrà l’umanità all’estinzione assoluta”.
A dimostrazione che il mondo cambia, noi esseri umani poco o nulla. Continuando a mantenerci in equilibrio, andando avanti e nel contempo guardando indietro, con nostalgia.

giovedì 15 giugno 2023

Di troppa ragione (Vocabolario per i tempi attuali)

Di troppa razionalità si muore.
(Quanta tragicità. Scusate.
Rifaccio)
Di troppa razionalità si sta male, non si vive bene, in certi casi ci si inacidisce, finendo dalla parte del torto, pure partendo dalla ragione.
Un pensiero fisso, che gravita impertinente e che provo a sviluppare qua, per scrupolo di autocritica, consapevole che l’assenza di prove non cancella gli indizi.
Siamo fatti di testa, ma anche di pancia, di stomaco, di cuore.
“Sapere” non è l’unico criterio per giudicare, comprendere, prendere decisioni: esiste il “sentire”.
In questo tempo, tra i molti ostacoli alla discussione serena, alla comprensione reciproca sui più vari e vasti temi (guerra, migranti, morte e giudizio su Berlusconi…) senz’altro metto l’incapacità di riconoscere dignità all’opinione altrui, di accettare che il metro di giudizio possa non essere la logica, i numeri.
Si vorrebbero tutti scienziati, quando fatichiamo già a riconoscerci l’un l’altra come esseri umani.
Riteniamo di escludere la possibilità di errore considerando il massimo dell’intelligenza quella delle macchine, dei computer.
Ma quella dei computer, delle macchine, è il contrario dell'intelligenza, del saper "leggere tra le cose".
Smetterla di considerare la razionalità l'unico criterio interpretativo, il solo modo corretto per prendere decisioni, lasciare spazio al dubbio, potrebbe essere un buon modo per aprire spazi di possibilità, invece di continuare ad alzare muri con le nostre certezze.
"Sensibilità", potremmo definire tutto questo. Così come "esuberanza" è il nome che darei a quella condizione di produzione feconda, di continuo seminare e fiorire, contrapposto al primato dell'efficienza, della tecnica, dell'ottenere "il massimo risultato con il minimo sforzo", come direbbe Umberto Galimberti.
Sono pensieri complessi, me ne rendo conto.
Rispondono, più che a uno studio, ad una intuizione.
Tuttavia, messi in fila, mi paiono costituire una sorta di vocabolario della modernità, chiavi di lettura per le stagioni attuali.
Per questo li rendo pubblici, non avendo altro pulpito di questo diario privato (privato di tutto, tranne che della vanità e dell'ambizione di provare a capire, di voler condividere).

P.S. "Chi ha ragione deve essere ragionevole" è una delle frasi che mi piace di più, che ripeto più spesso.
Un invito alla dolcezza, all'esser miti, che è il contrario della debolezza: è anzi soltanto dei forti.
Poiché solo i forti sanno farsi carico dei dubbi e della responsabilità, evitando di schiacciare chiunque sotto il peso delle loro certezze.

domenica 4 giugno 2023

Voce del verbo amare (Prima persona plurale)

In amore lezioni da dare non ho.
Semmai impronte, dove io stesso ho poggiato i piedi, imparando ad esempio che “tenere” all’altro o all’altra non significa essere “gelosi”, poiché l’amore non è un laccio, non si può “imporre”, piuttosto è mano tesa, che l’altro o l’altra possono pure non accettare.
Per il resto, ho poche certezze e molti “se” (come nella poesia di Kipling).
Se guarderai dritto negli occhi e dritta negli occhi ti lascerei guardare…
Se avrai pazienza e saprai abbracciare, pelle a pelle, prendendoti il tempo per respirare…
Se sentirai corpo e mente in sincronia, come un tambureggiare…
Se avrai curiosità, desiderio di conoscere, esplorare…
Se lascerai fuori dalla porta paronoie e pregiudizi…
Se ti abbandonerai per almeno un istante ai sensi, alla parte più istintiva, quella che sopravvive da millenni, generazioni…
Se vivrai l’attimo, senza null’altro contare…
Se ascolterai il tuo cuore e l’unica bussola sarà lo stare bene…
Allora e solo allora, figlia mia, “vivere” sarà voce del verbo “amare” (tempo presente, prima persona plurale).

P.S. L’amore passionale è fuoco, vento di tramontana, turbine, discesa impetuosa, vetta altissima, immersione totale, onda che infrange, picco dei sensi.
Merita di essere vissuto, sarei falso e bigotto se dicessi altrimenti.
Con una nota a margine, una postilla a fare da bussola, indicazione.
Ricercare “momenti intensi” di felicità è umano, profondamente umano, così come “cogliere l’occasione”, l’attimo fuggente, non scordando però di dare valore al resto che si ha e che completa, “compone”.
Poiché solamente l’equilibrio, la stabilità, la coscienza in pace, portano serenità, una vita buona, di quelle che si dorme quieti la notte e ci si alza al mattino, guardandosi allo specchio senza abbassare gli occhi.