sabato 31 dicembre 2016

D come Dicembre (e come Diversità)

Foto by Leonora
Scordo molto e lo considero un dono, così come l'incostanza, la volubilità e il lasciar correre parecchio, trattenendo poco o nulla, specialmente ciò che ha peso.
Scrivo poco, complice il cambio di lavoro, il ritorno alla tv, la mancanza di occasioni e la scelta di essere parsimonioso con le parole nero su bianco, secondo l'idea un poco snob (lo riconosco) che in un tempo in cui troppi urlano l'unico modo per farsi ascoltare e restare il più possibile in silenzio.
E' trascorso un anno zeppo di persone, emozioni, sorprese, qualche delusione e assai più gioie di quante meritavo. Porto con me tutto sulle spalle, come in uno zaino, senza darmi eccessiva importanza, conscio che ciascuna esistenza è una meraviglia e il proprio ombelico non corrisponde con quello del mondo.
C'è tuttavia una lezione che negli ultimi mesi ho compreso meglio e che vorrei condividere con chi mi cammina per un tratto di strada accanto. Questa: la diversità è un valore.
Sì, la diversità è un valore positivo, in ogni ambito.
Un brindisi allora a chi la pensa e vive differentemente da me, a quanti costringono a interrogarmi, a mettermi in discussione, a fare i conti con ciò che mi assomiglia nulla o poco, a coloro che battono sentieri lontani, persino a chi si arrocca quando io vorrei tendere la mano, a chi mi fa arrabbiare o cadere le braccia o scuotere il capo, a chi non legge i miei libri, non dà fiducia alle persone in cui credo e si fida invece di coloro a cui non credo io. Un brindisi ai battitori liberi, alle persone originali, ai colori vari, ai gusti unici, persino ai conoscenti invasati o ottusi, perché senza di essi io sarei più seduto, meno agile, più povero.
La diversità è un valore. Sempre. Anche quando sembra o è più comodo il contrario.
Di tutto ciò che dimenticherò, questo mi piacerebbe ricordarlo.

sabato 3 dicembre 2016

Sì e No (Il coraggio della responsabilità)

Foto by Leonora
Faccio un mestiere che mi ha insegnato molto, soprattutto a comprendere "le ragioni degli altri", di coloro che non la pensano come me. Per questo mi torna difficile riassumere tutto in un "sì" o in un "no", tuttavia capisco l'esigenza di fare delle scelte, essendo cresciuto in una famiglia pratica, da cui ho imparato che a un certo punto occorre fare sintesi, senza perdersi nei distinguo.
Domani si andrà a votare per il referendum e confido che ciascuno decida in base alle proprie convinzioni, entrando nel merito della questione e non affidandosi alle indicazioni dei vari leader di partito, considerando che ognuno di loro - da Renzi a Grillo, da Berlusconi a Salvini - ha un tornaconto politico, un interesse particolare e privato, pur se legittimo.
Questo è dunque l'invito che rivolgo per primo a me stesso: usare la propria testa, in piena serenità di spirito, sapendo che il voto è importante ma non ci saranno carestie o invasioni di cavalette a seconda che vinca l'uno e l'altro, la differenza infatti la fanno sempre le persone, mai le regole o le leggi, neppure quelle costituzionali.
Premesso questo, anche se è forte la tentazione di non aggiungere altro, lascio scritto qui nero su bianco chi mi ha convinto di più. O meglio, coloro che mi hanno convinto meno e in questo molti sostenitori del "no" hanno vinto per distacco.
Anche i sostenitori del "sì" spesso l'hanno fatta fuori dal vaso, tentando di spacciare per panacea di tutti i mali una riforma che per molti versi resta un salto nel buio, tuttavia il maggior numero di bufale, inasettezze e grossolane falsità le ho registrate nello schieramento opposto.
Cito tre esempi, che mi hanno particolarmente impressionato.
1. Un volantino fatto girare da persone pie e devote spaventate e a loro volta "spaventanti", che proclamano una vera apocalisse se vincesse il sì, mentre la riforma non c'entra nulla con eutanasia infantile, teorie dei gender, droghe e uteri in affitto.
2. Un disegno con illustrata la composizione del parlamento prima e dopo e la scritta: "Così capisce anche un bambino", mentre così al massimo un bambino lo si può imbrogliare, visto che lo schema è falso (a differenza di quanto scritto in tale manifesto, è il Parlamento attuale ad avere parlamentari votati al cento per cento in base alle indicazioni dei partiti - la legge elettorale cui è stato eletto prevedeva infatti liste bloccate, senza preferenze - mentre il possibile Parlamento futuro non sappiamo come sarà composto, poiché non è la riforma in discussione oggi che lo decide, bensì la prossima legge elettorale, cioè una legge ordinaria, non sottoposta a referendum confermativo).
3. I commenti di tante persone che pur stimo e che persino sono preparate, ma prese dalla fregola di convincere le hanno sparate più grosse di Pinocchio (cito il commento su Facebook di un'amica - per di più avvocato e che dunque dovrebbe usare le parole con cognizone di causa - che ha scritto: "Dopo ampia riflessione mi sono convinta che la riforma costituzionale non può esser accettata. E poi, quantomeno, vorrei che fosse stata proposta da un governo regolarmente eletto". Regolarmente eletto? Ma questo è un governo "regolarmente eletto"! Posso dire che non mi piace, che non lo condivido, che lo vorrei diverso, che mi fa schifo, ma scrivere che non è "regolarmente eletto" è una falsità che grida vendetta agli occhi del cielo e del senso civico.
Concludendo, le convinzioni principali a cui sono arrivato sono queste:
  • la legge ideale non esiste;
  • l'attuale Costituzione ha punti contraddittori e faraginosi, così come quella nuova, proposta dalla riforma;
  • la Costituzione è stata già modificata molte volte negli ultimi settant'anni, per fortuna mai nella prima parte, quella dei diritti e doveri fondamentali, che rimarrà immutata anche dopo questo referendum;
  • votare sì va nel solco del cambiamento e io del cambiamento non ho mai avuto paura, anche se confesso che l'incertezza che ne consegue mi mette ansia, agitazione, preoccupazione, disagio;
  • troppi decidono non perché sono convinti cosa è giusto o cosa è sbagliato ma perché ci si fida di questo o di quel leader politico, scordando ciò che ho scritto qui sopra: ognuna di loro ha un tornaconto politico e giudica la riforma non dai benefici o dai danni che produrrà all'Italia, ma da quelli che comporterà per sé e per il proprio partito/movimento.
  • la riforma non è quella che avrei voluto, tuttavia - come sta scritto all'ingresso della sede di Facebook: "Done is better than perfect", cioè una cosa fatta è meglio di una cosa perfetta, e votare "sì" è un passo in avanti verso quella che considero l'ideale, cioè una maggiore governabilità, esattamente come già avviene per Regioni e Comuni.
Questo è quanto. Lo scrivo senza smania di convincere nessuno, rispettoso di chi è giunto a conclusioni diverse, convinto soprattutto del fatto che occorra portare il peso delle proprie scelte, assumendosene la responsabilità, specialmente in Italia, dove la vittoria ha molti padri e la sconfitta nessuno.
E domenica sera, a prescindere da come andrà, troviamoci idealmente a brindare, insieme, accettando qualsiasi risultato e ripartendo per avere un Paese meno diviso, più unito.

P.S. Al di là delle opionioni del sottoscritto, chi fosse tuttora indeciso può comprendere un poco meglio le cose ascoltando il presidente della Regione, Roberto Maroni, per il "no" o il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, per il "Sì", intervistati dal sottoscritto.