Se
non ci fossi tu, la vita sarebbe come il lago d'inverno, un televisore
senza audio, la casa a cui manca un tetto, il risotto insipido, il
camino freddo, Instagram prima delle "Stories" e un cellulare con pochi
giga, che questi paragone forse li capisci meglio.
Se
non ci fossi tu, sarei più piccolo, più grigio, più povero, più
ingobbito, più avaro, più scorbutico, più tignoso, più inquadrato, più
triste, più malinconico, più pigro, più vecchio, e tutti questi più
sarebbero un grande meno.
Se
non ci fossi tu, guarderei con minore fiducia al futuro, mi aggrapperei
con forza alle poche certezze dell'essere umano, scordando che è la
speranza in qualcosa di infinito, di eterno, il tratto distintivo delle
persone che siamo.
Se non ci fossi tu, avrei smesso di seminare empatia, di preoccuparmi che sappia metterti nei panni dell'altro, comprenderne i desideri, le emozioni, le ragioni, di creare legami, relazioni, essere perspicace, andare avanti, non fermarti di fronte a un ostacolo.
Se non ci fossi tu, mi vestirei da anziano, non guarderei film che invece meritano, ascolterei la stessa musica che andava di moda quand'ero ragazzo, non riderei per i "meme", eviterei di rispondere a domande che mi aprono un mondo.
Se non ci fossi tu, mi vestirei da anziano, non guarderei film che invece meritano, ascolterei la stessa musica che andava di moda quand'ero ragazzo, non riderei per i "meme", eviterei di rispondere a domande che mi aprono un mondo.
Se non ci fossi tu, non ci sarei io, l'io che sono diventato, un uomo fortunato.
P.S.
Avere figli non è un merito, è un dono. Conosco moltissime persone
generative che per scelta o indipendentemente dalla loro volontà non
sono madri e padri. Mi piace pensare alla paternità e alla maternità non
come un fatto privato, bensì in relazione a una comunità, alla società
degli esseri umani, nel loro complesso. In questo senso bambini e
bambine, ragazzi e ragazzi, uomini e donne, non sono figlie e figli
miei, tuoi, loro, bensì nostri, nostre, di tutti. E il buono che c'è, in
questo mondo, è proprio perché con compiti diversi ma con eguale valore
li facciamo crescere, aiutandoli a capire qual è il loro posto e a
diventare possibilmente migliori di come noi siamo.
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