domenica 3 novembre 2019

Il quinto vuoto (Quando la natura è maestra)


Una distesa infinita, ondulata, sabbia e sabbia e sabbia per chilometri e chilometri, sabbia rossa, cotta, fine, che s'infila nelle scarpe e cede sotto i piedi, rendendo ogni passo uno sforzo, fatica.
Il deserto, il suo spazio fisico, mi lascia sempre sgomento, intimorito, un'inospitalità letale per l'uomo, con il sole a picco sulla testa e zero verde, niente acqua.
C'è un'altro universo però, quello dello spirito, che innanzi al deserto ammutolisce, si interroga.
Il quarto vuoto. Lo chiamano così nella penisola d'Arabia, intendendo "la quarta parte", insieme con cielo, mare, terra. Me lo ha raccontato una persona sensibile, che sa andare oltre l'apparenza e che in quel deserto in questi giorni c'è stata.
"Il quarto vuoto" è un'espressione bellissima, due gocce di sapienza distillate in centinaia e centinaia di anni da popoli che vivono al cospetto di tanta maestosa e temibile grandezza.
La associo a una frase di Bernardo di Chiaravalle ("Troverai più nei boschi che tra i libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà") per ricordare che esiste, deve esistere, una dimensione contemplativa della vita.
Se ottobre l'ho dedicato alla scrittura quotidiana, vorrei che novembre fosse il mese dell'osservazione e dello stupore per ciò che ci circonda, senza fretta, ritagliandomi un "quinto vuoto", quello dentro me, un luogo che a ciascuno è stato dato in dono dalla nascita, ma raramente si abita, sacrificandolo alla superficialità, agli impegni, alla fretta.

P.S. La frase di San Bernardo mi piace perché spiega il motivo per cui le persone semplice spesso sono sagge e, con un po' di immodestia, dà valore ad alcuni post pubblicati in questo blog, sulle lezioni della natura.

Nessun commento: