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mercoledì 10 settembre 2014

Carne viva (io e i dieci libri che mi hanno cambiato la vita)

Foto by Leonora
Detesto le catene di Sant'Antonio e diffido dei giochetti ciliegia, quelli che uno tira l'altro. Una riottosità raddoppiata allorché alla serialità cameratesca si aggiunge la banalizzazione di qualcosa che mi è caro, a cui tengo. I libri ad esempio. Se c'è un oggetto, un compagno, uno strumento che ha cambiato in meglio la mia vita, il libro si piazza al primo posto, avendo contribuito a formare l'essere adulto che sono. Non a caso ho cominciato a leggere terminata la maturità scolastica, archiviando simbolicamente anche la mia adolescenza (questo lo deduco adesso, allora ovviamente badavo al sodo e non a ragionar sopra le cose).
Una lunga premessa per giustificare un'eccezione breve. Accetto la proposta di Elena Bianchi e di Valentina Lietti, elecando qui dieci libri che ricordo volentieri. Di più. Dieci libri che rileggerei, che porterei con me su un'isola deserta, che mi hanno scosso, appassionato, entusiasmato, cambiato.
Inutile dire che dieci sono pochi, che certo domani mi darò una pacca sulla fronte ricordando proprio quel libro imprescindibile che oggi, chissà come mai, chissà perché, ho dimenticato. Superfluo pure scrivere che in verità, più che un libro, dovrei raccontare dei filoni che di volta in volta mi hanno catturato e che ho spremuto, come arance mature in bocca a un assetato. Non a caso penso ai siciliani. A Pirandello, Sciascia, Camilleri, Bufalino, Verga, Vittorini, Cacopardo, la Maraini... O ai sardi. La Deledda su tutte, ma anche Ledda, Niffoi. E i francesi, con Hugo e Maupassant in testa. Poco, pochissimo i russi, tranne Tolstoj, che ho iniziato e abbandonato sette volte, salvo divorare Guerra e pace in una settimana, un paio di anni or sono. E poi Erri De Luca, tutti i suoi scritti, nessuno escluso. O Simenon e il suo Maigret, che come Tolstoj sono una scoperta della maturità. E tutto ciò limitandomi ai romanzi, escludendo i saggi.
Basta chiacchiere. Ecco i dieci preferiti.
  • Il nome della rosa (Umberto Eco)
  • I miserabili (Victor Hugo)
  • Le memorie di Adriano (Marguerite Yourcenar)
  • Giobbe. Romanzo di un uomo semplice (Joseph Roth)
  • Il più grande uomo scimmia del pleistocene (Roy Lewis)
  • Il giorno della civetta (Leonardo Sciascia)
  • Guerra e pace (Lev Tolstoj)
  • Novelle per un anno (Giuseppe Pirandello)
  • La malora (Beppe Fenoglio)
  • Quello che certamente mi verrà in mente domani e che aggiungerò nei commenti, appena mi sarò dato la pacca sulla testa.

P.S. I libri si leggono, non si consigliano se non con somma prudenza e anche quando si donano occorre non avere fretta e aspettarsi nulla. Perché ciò che per me oggi è una lettura imprescindibile può esser vacua e tristerrima per colui o colei a cui ne parlo bene o ne faccio dono e viceversa. Essi infatti non sono vestigia né sepolcri, bensì carne viva, che si compie e realizza in relazione al contesto, all'incrocio di spazio e tempo, esattamente come una pianta, un'animale, una persona.
P.P.S. Poi in vita mia ho letto anche Fabio Volo ("Il giorno in più") e mi è piaciuto, ma questa è un'altra storia.