giovedì 16 febbraio 2023

Lembo di Rosa (Adelrosa)

Direi il sorriso. Lo direbbero tutti coloro che la conoscevano, credo. Specie negli ultimi anni di vita, quelli in cui come un velo s'è disteso sulla mente, cancellando molto, tranne una dolcezza disarmante, quale negli anni della pienezza aveva mostrato di striscio.
Adelrosa ha chiuso gli occhi, non s'è spento il sorriso. Resta impresso come una sindone in chi le è stato accanto non soltanto all'ultimo, anche prima, nell'impegno del prendersi cura, nella sofferenza della malattia accompagnata da un dono: il chiudersi esatto di un cerchio, il tornare in qualche modo bambino, una parabola di vita in cui inizio e fine si somigliano tantissimo.
E poi, oltre al sorriso, se devo scegliere un dettaglio che nei figli, nei nipoti, sono sicuro rimarrà indelebile, indicherei un punto esatto del corpo: il dorso delle mani. Quel lembo di pelle morbido e diafano che comunica tutta l'essenza della donna e dell'uomo, quand'è anziano. Quei pochi centimetri quadrati che pallidamente celano vene e tendini, racchiudendo e trasmettendo fragilità e resistenza, accoglienza e affidamento, ispirando carezze senza invadenza e un'affinità del cuore, una simpatia naturale per ciò che in noi c'è di più tenero, umano, e che muta con il tempo, in meglio.

P.S. Quando si termina la propria vita in abbondanza di anni, a contrappeso della tristezza dei famigliari c'è sempre un sollievo. A volte si ha pudore ad ammetterlo, anzi, quando si è diretti interessati, si è talmente immersi nel lutto che anche se si prova è raro darvi nome o contorno. Tuttavia se ritorno alla mia  di esperienza, con il senno del poi, riconosco che l'ultimo passo finalmente compiuto, la cessazione dell'incertezza e la consapevolezza che la sofferenza della persona amata fosse conclusa, sono state impareggiabile conforto. C'è invece qualcuno a cui questo ristoro non giunge o, se lo fa, è talmente flebile da essere ricacciata in gola, come un rigurgito. Penso a Bruno, il "signor Bruno", il marito, compagna di Adelrosa per decenni, tanto da diventare con lei, con il passare degli anni, un tutt'uno.
È a lui, sono onesto, che va il mio pensiero, poiché a dispetto di tutte le parole e frasi di circostanza, se il dramma della morte è un "restare soli", lui solo lo è rimasto davvero.

domenica 5 febbraio 2023

Ora e sempre (Ricordalo)

Tutto tende a maturazione, soltanto due parti di noi non invecchiano: gli occhi e lo spirito.
Lo scrivo senza punto interrogativo, tu leggilo lo stesso (il “dubbio” - lo sai - è incudine su cui deve battere di ogni conoscenza il martello).
Degli occhi dico poco, poiché ciascuno sa cosa siano. Mi limito a due dettagli:
- il cruccio di averti trasmesso un colore banalmente castano, a differenza di quelli verdi di tua madre e azzurri di quasi tutti gli altri Bardaglio
- la capacità, guardandoci dentro, di collegarsi direttamente all’essenza dell’altro, di chiunque si ha di fronte, scrutandone il centro, la pupilla, il punto mirabile che rivela l’umano.
Sullo spirito invece ci sarebbero da scrivere pagine, un libro, un trattato, come in realtà molti filosofi - sai bene pure questo - hanno fatto.
Scaccio la tentazione di annoiare ed eccedere dalle venti righe, più o meno, che mi impegnano, facendola breve, spiegando cosa per spirito intendo io: un moto dell'animo, tutto ciò che è immateriale, che costituisce chi siamo, oltre l’aspetto fisico, qualcosa di talmente vago e vasto da essere paragonato esso stesso a un mondo, un universo.
Non aggiungo altro, che già il regalo più grande che puoi farti, ogni giorno, è essere consapevole che esiste, nutrirlo, allevarlo, educarlo. E che se lo fai, se lo farai, crescerà sempre, non conoscerà curve al ribasso né anzianità, a dispetto del tempo.

P.S. Ho rotto un lungo silenzio, qui, perché so che ci tieni, hai a cuore che alimenti questa sorta di diario di bordo, incalzandomi spesso, inducendomi a superare pigrizie e scrupoli.
In questo sei tu che sproni me a coltivare lo spirito, voglio riconoscertelo, facendomi constatare che non due, bensì tre sono i dettagli che non invecchiano: gli occhi, lo spirito e... il ricordo.
Il ricordo di te, ad esempio, che nonostante i ventitré anni oggi e il quasi metro ottanta continuo a “vedere” bambina, con le trecce e il viso furbo e il corpo snodato, mentre fai la verticale e la ruota nel salone della casa di via Varesina e poi mi salti al collo e ci abbracciamo, fortissimo.
Quell’abbraccio, fortissimo, è il mio legame con te, ora e sempre. Ricordalo.