Johann Wolfang Gothe
La casa è spoglia, ma non di arredi, né oggetti.
Mancate voi, che con tempi e modi differenti avete preso il volo per un'esperienza di lavoro (in Irlanda, Giacomo) e di viaggio (negli Stati Uniti, Giorgia).
Tralascio il resto, il nodo di sentimenti contrastanti - apprensione e orgoglio, gioia e malinconia... - che condivido con vostra madre, puntando piuttosto alla constatazione di quanto il bello, il buono, il giusto, il vero importino più dell'utile, del profittevole.
Non che il profittevole e l'utile non esistano, tutt'altro, compiendosi però come nota a margine, conseguenza diretta e non scopo primo. Così come accessorie risultano le nozioni, comprese quelle principali, l'apprendimento di una nuova lingua, l'incontro con una diversa cultura.
Piuttosto, se un rendiconto di autentico valore occorre trovare, lo indicherei nelle conoscenze umane, nelle relazioni, nei legami forti e ancor più in quelli "deboli" che si incrociano e instaurano.
Ecco perché mi permetto di sottolineare un consiglio: osate.
Sì, osate. Siate audaci, impertinenti persino, curiosi, coraggiosi, spavaldi.
Bussate alle porte, suonate i campanelli, chiedete.
Con buona educazione, ovvio. In punta di piedi o comunque con lo stile che vi distingue. Ma osate. Fate quel "passo in più" in continuità con il cammino che avete scelto, uscendo dalla zona di conforto, non semplicemente lasciando casa, ma rendendone più ampio il recinto.
P.S. Il passo in più, "The Extra Step", è anche il titolo dell'ultimo libro di una persona che stimo, il professor Mauro Cavallone, docente all'università di Bergamo.
E' stato lui a raccontarmi un episodio che mi ha colpito e affascinato. Lo si è può ascoltare in questo video, provo a riassumerlo io, con i due aspetti che - a mio parere - contano.
Il primo è che ogni sconfitta o delusione o amarezza o inciampo contiene il seme del possibile riscatto. Nel suo caso, essere escluso da una borsa di studio universitaria per gli Stati Uniti.
Il secondo è che essere audaci, osare, offre opportunità maggiori delle intenzioni iniziali, inimmaginabili quando si compie il primo passo, si chiudono gli occhi e ci si getta, come in un tuffo. In questo, stupendo e mirabile è quel giovane italiano che a Philadelphia si imbuca nella sede di una mega banca, sale le scale e chiede di essere ricevuto, di poter parlare con il responsabile dell'ufficio, incontrando il mentore che gli cambierà la vita, trasformando il caso in destino.