Non c'è il due senza il tre: che il tre sia.
Dopo Antonello e Massimo, ecco la terza persona che ho incontrato in vacanza. Una donna. Due donne. Una famiglia anzi.
Un passo indietro: il villaggio in cui siamo stati si chiama Porto Kaleo, a Marinella di Cutro (domani metto un post con il giudizio sulla struttura stilato da un amico di cui mi fido, aggiungendo anche il parere mio).
Al quarto giorno che ero lì, notando una cura, un'attenzione ai particolari insolita per strutture così grandi, mentre mi crogiolavo al sole ho detto a Isabella: "Mi piacerebbe conoscere il direttore, domandargli come fa a gestirlo così".
Isabella, che se avesse fatto la giornalista avrebbe fatto un baffo a "Dagospia", mi ha spiegato che non esisteva un direttore. O meglio, che il villaggio non è proprietà di un grande gruppo, bensì di una famiglia e che una delle sorelle era la signora gentile che ci aveva accolto, la prima sera.
Salto i convenevoli. Con quella signora (Paola) ho parlato, scoprendo una storia che merita di essere raccontata.
Il villaggio è stato costruito, vent'anni fa, da una donna. Il suo nome è Carla Rettura, moglie di Michelangelo Notarianni, un calabrese diventato ingegnere a Pisa e imprenditore di materie plastiche nella sua terra d'origine (sulla sponda tirrenica), è la mamma di Paola. Alla fine degli anni Ottanta, quando il turismo era visione di pochi e non frutto di una strategia, fu lei a decidere di trasformare quel fazzoletto di terra brulla, a trecento metri dal mare, in un complesso dotato di parco acquatico, campi da tennis, calcetto, teatro all'aperto e trecento camere, tenute in ordine, con precisione svizzera.
All'inizio era in società con un gruppo più grande, poi - dopo un avvio stentato - decise di rilevare tutte e quante le quote e di occuparsi anche della gestione in prima persona.
"Chi non è calabrese - mi ha detto sua figlia - non può capire cosa significhi non soltanto essere una donna, qui, ma essere una donna imprenditrice. Mia madre diceva agli operai: quell'albero lo pianterei lì e loro nemmeno l'ascoltavano. Pretendevano che decidesse un uomo".
Paola parla di sua madre con trasporto e insieme una tenerezza contagiosa. Il giorno dopo ce la presenta. La signora Carla è una signora colta, d'una dolcezza di sostanza e non di facciata, che fa velo però su una tempra d'acciaio e una determinazione straordinaria. Carla ha una scintilla negli occhi, mentre parla, e una modestia pari soltanto alla cortesia. Scambiamo quattro chiacchiere, poco per conoscere meglio l'intera storia, abbastanza per capire cosa gli sta più a cuore, il motivo che la rende orgogliosa: che i figli vadano d'accordo, che ciò ch'è stato costruito non vada in malora e soprattutto non crei divisioni, bensì unisca la famiglia. I figli, come detto, sono quattro: Paola Notarianni, che ha studiato architettura, vive a Firenze e aiuta nei mesi di apertura; Simona, che si occupa della gestione in prima persona; Giovanni, al quale sono delegate le questioni amminisrative; Gabriella, che vive e insegna negli Stati Uniti, a Pasadena.
La chiudo qua, perché lì ero un normale turista e non un giornalista curioso, che poteva permettersi domande irriverenti.
Aggiungo soltanto, chiudendo la parentesi delle persone incontrate in vacanza, il filo rosso che le accomuna: in un tempo di crisi, quando aprire i quotidiani ogni giorno è una ferita e un macigno di sofferenza, loro sono un esempio positivo, di gente seria, che lotta in ciò che crede, che si distingue, che non si fa cadere le braccia, che mi fa dire: "Nonostante tutto, ce la faremo, non sarà per questa nostra Italia il capolinea".
P.S. Per chi mi conosce è inutile scriverlo, per tutti gli altri lo metto così da evitare sospetti o dietrologie maliziose: al Porto Kaleo non ho avuto un euro di sconto o un favore in più di quelli concessi alla normale clientela. E non accadrà in futuro, per il semplice fatto che con Isabella non siamo tornati in un posto dove siamo già stati in vacanza. Anche questo, come tutti gli altri, è un commento all'insegna della gratuità, verso gente che se l'è meritato, per semplice riconoscenza.
Mi scuso anche per eventuali imprecisioni: al mare non porto taccuini, solo buona volontà e memoria.
Foto by Leonora
Venti righe. Indro Montanelli sosteneva che in venti righe si può raccontare tutto. Bastano tre parole invece per spiegare le ragioni di questo blog: comunicare, in libertà. Per il resto, vale per me ciò che scrisse Jorge Luis Borges, "I miei limiti personali e la mia curiosità lasciano qui la loro testimonianza".
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martedì 13 settembre 2011
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