È un giorno speciale questo e non lo sarebbe se evitasse di ricordarci lo stupore per ciò che sembra piccolo mentre in realtà è grande.
Quando mi guardo allo specchio o mentre sono a letto e prima di addormentarmi metto in fila i pensieri, rischierei di restare schiacciato da quanto non va, da come non sono stato capace, dagli sbagli commessi, le piccolezze dimostrate.
Ogni volta però mi viene in mente mio padre e il suo sguardo privo di giudizi, la sua umanità profonda, la capacità di comprensione, quasi sempre senza ricorrere a parole, poiché le parole possono curare, ma creare pure imbarazzo, barriere, tensione.
Ogni volta però mi viene in mente mio padre e il suo sguardo privo di giudizi, la sua umanità profonda, la capacità di comprensione, quasi sempre senza ricorrere a parole, poiché le parole possono curare, ma creare pure imbarazzo, barriere, tensione.
Lui non siede più alle tavole imbandite di questi giorni, i suoi occhi però continuano a guardarmi e dimostrarsi indulgenti, come dovrebbero essere sempre gli occhi degli esseri umani, gli uni verso gli altri.
P.S. Nulla accade per caso. Ne sono convinto ed è una delle mie stelle polari, soprattutto per quanto riguarda gli incontri. "Perché" è la domanda che mi rivolgo e mi viene rivolta più spesso, talvolta in modo esplicito, spesso tacitamente, sia nelle relazioni personali sia nei rapporti professionali, specie quando si passa dai convenevoli a scambi più schietti, a confidenze più intime.
Non lo so. Quasi mai lo so. Eppure ogni volta che capita "sento" che esiste un motivo, pur se poco o per nulla evidente. Potrei dire che è istinto o una proiezione della volontà, preferisco invece pensare che esistono fili e trame già disegnate e che aspettano una risposta, un'adesione e la pazienza di attendere, come "l'arabo avvolto nel barracano bianco" nella poesia di Antonia Pozzi, che "ascolta Dio maturargli l'orzo intorno alla casa".
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