domenica 3 aprile 2011

Gratitudine: la differenza tra l'uomo e il cane


Un'ora e mezzo di partita a calcio, in uno splendido prato a mezza costa, tra cumuli di terra portata dalle talpe e alberi di ciliegio selvatico in fiore, hanno lasciato il segno. Ho le giunture che cigolano come lamiere ritorte e dolori articolari da far sembrare un ragazzino anche il dottor Gibaud. In più, prima che calasse il buio ho provveduto al taglio del prato e alla potatura dei cipressi, che sono tornati affusolati e splendidi come nelle illustrazioni dei libri (chiamatemi pure il Jean Luis David delle siepi). La faccio breve, non volendo protrarre l'agonia e anelando alle lenzuola pulite del letto, segnalando un atteggiamento fastidioso e per certi aspetti vigliacco: la derisione, la denigrazione e persino il disprezzo per chi fino a ieri era amico, fratello, idolo. Vale per la politica (Fini e gli ex di An) e ancor più per il calcio, che dei mali e dei vizi contemporanei è laboratorio e vetrina. Mi mettono tristezza e un pizzico di rabbia quegli interisti che ora vedono in Ibraimovic tutti i difetti del mondo, arrivando in molti casi ad insultarlo. Lo stesso vale per i milanisti con Leonardo. O per gli juventini con Zambrotta. L'elenco sarebbe lunghissimo. E' vero che l'amore tradito scatena gelosie e vendette, però a tutto c'è un limite. Ibraimovic è simpatico come un cactus nelle mutande e meno fedele di Casanova (Giacomo, non il mago di Striscia la notizia) tuttavia nelle squadre in cui gioca dà il massimo e non è un caso se vincono sempre lo scudetto. Quando la Juve è andata in B è stato il primo a telefonare, a far telefonare dal sua agente anzi, per chiedere di andarsene, ma fino a una settimana prima era stato fantastico: perché dimenticarlo? Zambrotta invece non ha chiamato nessuno quando s'è profilata la retrocessione, sono stati i vertici della società a dirgli: "Gianluca, qui hai chiuso, ed essendo uno dei giocatori con un valore sul mercato, scegli tu dove andare, ma vattene". Come possono i tifosi fingere di dimenticarlo, beccandolo ora di continuo. Dov'è la memoria per tutte le sgroppate in bianconero che ha fatto? E Leonardo? Al Milan ha dato tutto, sopportando anche un presidente invadente quanto il presidente del Borgorosso Football club, potendo una squadra che aveva la metà dei campioni di quella attuale (cioè, i campioni li aveva, ma bolliti e in salsa verde). Perché irriderlo, ora che è passato all'Inter? D'accordo, basta esempi, credo di esser stato chiaro. Credo che la gratitudine sia uno dei valori più bistrattati a questo mondo. Io cerco, nel mio piccolo, di fare esattamente il contrario, di soppesare bene le cose, di conservare memoria per il bene ricevuto. Lo faccio con metodo, ostinazione, ma pure disincanto. Checché se ne dica, non aveva torto Mark Twain quando diceva: "Se prendi un cane che muore di fame e lo ingrassi, non ti morderà. E’ questa la differenza principale tra un cane e un uomo".


Foto by Leonora

2 commenti:

toto ha detto...

i post calcistici sono quelli più rischiosi!

la mia fede neroazzurra non mi fa vedere troppo con simpatia il bravo Ibra. Hai ragione Giorgio quando dici che in campo lui ce la mette tutta e i risultati si sono visti e continuano a vedersi.

I calciatori e gli allenatori sono dei professionisti. Il loro lavoro è dare il massimo in campo per portare la squadra alla vittoria. Se cambi squadra, mi sta anche bene, ma se in ogni nuova squadra che arrivi ti presenti ai tifosi dicendo che è sempre stato il tuo sogno di bambino... allora mi fai un po' arr... sorridere.

E comunque (quanto mi costa dirlo, ma è vero), sabato il milan ha vinto meritandolo e l'inter ha perso meritandolo.

trilly ha detto...

hai ragione. nel calcio, nella vita, la gratitudine è rara come una perla.