giovedì 14 aprile 2011

La verità dei Simpson (Abiola, la Comense e il razzismo: ultimo atto)

Siamo tutti neri, ma qualcuno lo è di più. E non mi riferisco a Abiola Wabara, dalla cui vicenda la Federazione Italiana Pallacanestro ha preso spunto per lanciare la lodevole iniziativa: "Vorrei la pelle nera", bensì a tutti coloro che nella suddetta vicenda hanno usato per ragionale la pancia, invece della testa. Tanto incavolati neri da dirne di tutti i colori. Io però - e chi legge questo blog lo sa - al coro preferisco la stecca, così invece di fidarmi di troppe versione in cui i conti non tornavano, ho preferito badare ai fatti e sentire le testimonianze di chi c'era. Il risultato è quello che ho già scritto nel post precedente: cori non ce ne sono stati, come risulta da referto di arbitri e commissari di campo, oltre che dai verbali delle forze dell'ordine. Semmai qualche insulto, di pochissimi beceri, di cui in ogni caso nel frastuono dei mille tifosi presenti nessuno reca testimonianza, tranne la giocatrice stessa e forse qualcuno tra il pubblico, nelle immediate vicinanze. E per nessuno intendo arbitri, commissari di campo, carabinieri, agenti della Digos, ma anche giornalisti presenti e altre giocatrici in campo, compresa Cameo Hicks, che pur ha la pelle del colore di Abiola e dunque si sarebbe dovuta sentire parimente offesa. I fatti finiscono qui. Poi entrano in gioco i media. Non voglio giudicare certi colleghi: ognuno va a letto con la propria coscienza e, soprattutto, viene giudicato dalla credibilità che merita. Per spiegare cos'è successo, devo ricorrere a dei geni: gli autori dei Simpson. Due puntate, in particolare. La prima è quella del "Dolce bon bon" in cui Homer Simpson viene spacciato per molestatore. In realtà lui voleva soltanto prendere una caramella (il dolce bon bon, appunto) che si era attaccato alla sottana di una ragazza, ma l'episodio viene a tal punto gonfiato e manipolato dai media che la gogna è inevitabile. La seconda invece è quella che racconta la storia di Jebediah Springfield, eroe e fondatore dell'omonima città. Lisa Simpson scopre che in realtà (sempre questa maledetta realtà!) egli non era un uomo mite, saggio e coraggioso, bensì un pirata pluriomicida. Nonostante la reticenza degli abitanti attuali, che non vogliono sentir ragione, alla fine Lisa trova la prova che rivela la verità, ma una volta salita sul palco, durante la parata, "guardando gli occhi della gente commossa e grata a Jebediah, decide di lasciarli continuare a credere che il fondatore sia stato una brava persona. Infatti, l'immagine positiva che hanno di lui ha sempre fatto in modo che ad ogni anniversario della fondazione della città, i suoi concittadini tirassero fuori il meglio di loro stessi". Ecco, in questi episodi è contenuto il riassunto di ciò che è avvenuto alla Comense. Con due lezioni. Prima: quando i mass media soffiano tutti nella medesima direzione, le voci fuori dal coro vengono spazzate vie e non è da saggi mettersi lì con l'ombrellino, mentre il tifone impazza. Seconda: a volte anche se le premesse sono fondate sulla menzogna, il frutto che ne esce può essere comunque positivo, tipo l'iniziativa "Vorrei la pelle nera" contro ogni forma di razzismo, che sarà ripresa su tutti i campi da basket, domenica prossima.


P.S. Dedicato a chi non ha paura di cercare la verità; a tutti quei giornalisti che ce l'hanno in tasca e pontificano così, alla rinfusa; a tutte le ragazze di colore che hanno vestito la maglia della Comense, che guarda caso è "nero-stellata"; a Razija Mujanovic, che per l'aspetto fisico in carriera ne ha sentite di tutti i colori e neanche un cane che si sia indignato almeno una volta, di striscio, per difendere la sua dignità di persona, prima che di giocatrice e di donna; a tutti coloro che leggendo questo blog, invece di avercela con i neri "perché solo loro sono tutelati" o con i bianchi "sporchi razzisti", ricorderanno le parole di Albert Einstein, che al funzionario doganale che gli chiedeva di che razza fosse, rispondeva: "Umana".



Foto by Leonora

2 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è una terza lezione. Che per l'incompetenza di alcuni e la voglia di fare scoop si è infangato un intero movimento, una città e una provincia intere...

Anonimo ha detto...

Con due lezioni. Prima: quando i mass media soffiano tutti nella medesima direzione, le voci fuori dal coro vengono spazzate vie e non è da saggi mettersi lì con l'ombrellino, mentre il tifone impazza

Invece io sono convinto che non ci si deve lasciare spazzare via dal tifone, ma se le tue idee hanno delle certezze di verità devi urlarle anche contro l'uragano, perchè la verità è verità e devi avere il coraggio di difenderla e di affermarla, sempre
S.C.