mercoledì 19 marzo 2008

"Yes, week-end"


Si avvicina il lungo week-end pasquale, che per il sottoscritto si ridurrà a sabato, domenica e lunedì: già un lusso rispetto all'anno scorso.


A proposito di accontentarsi, una breve riflessione che prende spunto da uno dei tormentoni veltroniani, quello dell'ascensore sociale.


"Voglio vivere in un paese in cui il figlio dell'operaio può diventare avvocato e questo adesso in Italia non succede" ripete Uolter e noto di non esser l'unico a pensare il contrario, cioè che fossero i figli degli avvocati a dover fare gli operai (cito da Max: "Formaggino sogna proprio un paese in cui il figlio dell’operaio può fare l’avvocato, invece io e Davidone sogniamo il contrario cioè un paese in cui finalmente il figlio dell’avvocato possa fare l’operaio senza sentirsi per questo un reietto o che debba fare l'operaio invece che farsi di coca ai festini con i trans se si capisce subito fin dalle medie che è un cazzone").

Al di là di questo moto istintivo, che solo parzialmente può essere ricondotto ad ataviche recriminazioni di lotta (e sconfitta) di classe, mi domando se alla fine davvero l'operaio conduce un'esistenza più misera di quella dell'avvocato.


Conosco operai sereni della loro condizione, che non si fanno mancare nulla (in proporzione alle loro aspettative) e avvocati costantemente frustrati e insoddisfatti (incapaci di conoscere una qualsiasi proporzione nelle loro aspettative). I miei figli vorrei rientrassero nella prima categoria, piuttosto che nella seconda.


Anche perché, se il metro di giudizio sono i soldi, l'avvocato guadagna di più (troppo, decisamente troppo) dell'operaio e non c'è storia. Per quanto riguarda il resto invece, cioè il grado di soddisfazione, la serenità, il sentirsi realizzato, la felicità anche, il rapporto non è altrettanto scontato.


Il tutto, credo, si riduce alla cultura, intesa come il sistema di conoscenze e valori di riferimento, che costituiscono l'essere umano non per quello che fa (avvocato o operaio, appunto) bensì per quello che è.


Il paese in cui vorrei vivere è un paese meno povero culturalmente. Se così fosse, non sentirei il bisogno di un'ascensore sociale: salirei a piedi.

Foto by Leonora

2 commenti:

valentina orsucci ha detto...

anche io salirei a piedi molto volentieri

Anonimo ha detto...

se è weekend certo che è sabato domenica (e lunedi) forse volevi dire vacanze pasquali?