giovedì 20 agosto 2009

La parte dell'occhio


Il terrazzo è lo stesso di ieri e pure le ombre d'albero, il buio, l'aria fresca. L'umore no, i pensieri nemmeno. Al nero si sono aggiunti i colori e persino la corte in cima alla collina dove viveva mio bisnonno mi sembra più illuminata, suggestiva persino. Peccato che quando verrà giorno perderà ogni magia, tornando ad essere quelle quattro mura male riassettate, mezzo disordine e l'altro mezzo incuria. Da quest'angolo, a quest'ora, pare un borgo di Toscana o d'Umbria e mi chiedo come mai in tante parti di penisola siano riusciti a conservare al meglio cascinali, vecchi fabbricati, paesi interi, mentre qui, nella locomotiva d'Italia la tradizione è stata così spesso spazzata via. Ad essere onesti però, non è che brillassimo per buon gusto e garbo e stile anche prima. L'eleganza del centro storico di Como, la città murata, mi dà l'impressione del retaggio di una civiltà passata e scomparsa da tempo, lasciando quell'unica traccia. Poi penso ai Razionalisti e mi ravvedo. Eccezioni, tuttavia. La maggior parte dei paesi di queste parti non ha nulla di memorabile e il moderno e brutto cemento non ha che sostituito costruzioni raffazzonate, realizzate con autorizzazione edilizia, ma nessuna concessione alla bellezza. Il benessere, la ricchezza, l'opulenza non sono stati sufficienti per supplire a una mancanza radicata, a una deficienza atavica. Torno al chiodo fisso: questione di cultura. Lo scrivo con timore, poiché a far certi discorsi è facile passare per snob, per chi ha la puzza sotto il naso. Questo però è un discorso lungo. Lo farò un'altra volta.
Foto by Leonora

1 commento:

Wilma ha detto...

Benvenuto nel club degli snob! Il discorso è lungo davvero. Aspetto di sentire se è quello che penso...
Mi piace molto il suono di "concessione alla bellezza"...