giovedì 12 agosto 2010

La cima e il ponte


"Non ci sono più poeti capaci di cantare l'impegno civile" titolava qualche giorno fa La Stampa. Non solo i poeti. E' il pensiero debole, che s'è avvinghiato a noi come un'edera e copre gli occhi, offusca il cuore. Galleggiamo senza dare profondità, né ergerci a un palmo da terra, per scrutare cosa stia accadendo. In queste sere d'agosto bagnato e fresco, rivedo i film di Charlie Chaplin. Rido, d'una risata spontanea, di fronte a questo ometto immenso, a cui non sta larga la definizione di genio. Rido, ma rifletto. Non c'è tema che egli non abbia saputo trattare con ironia eppure con spessore, costringendo ad interrogarci sui mali del proprio tempo. La dittatura, l'alienazione della catena di montaggio, la povertà, l'infanzia negata... Non vorrei scandalizzare nessuno dicendo che Benigni ha fatto lo stesso: la mafia (Johnny Stecchino), la schizofrenia dei mass media (Il mostro), la guerra (La tigre e la neve), persino l'Olocausto (La vita è bella). Di entrambi ammiro il coraggio, quasi la sfrontatezza, di affrontare temi tanto impegnativi. Fanno da ponte: non si preoccupano di dire tutto e riescono a centrare il nocciolo, toccandoci l'anima. Se mai scriverò un libro vorrei avere la stessa lucida consapevolezza e l'ardire di raccontare le grandi cose attraverso quelle piccole. Perché in questo credo stia la loro eccezionalità, così com'è - da che mondo è mondo - il cuore della narrazione, a prescindere che sia fatta a voce, o scritta o resa suono e immagine, come alla tv, o nel cinema.

Lo scorso fine settimana sono stato in montagna. Due giorni e mezzo, in compagnia di Raffaele, Angelo, Paolo, Mauro e rispettive famiglie. Alloggiati in un rifugio sopra Grosio, in val di Sacco, a 1964 metri di altezza. Dormivamo tutti in uno stanzone (due, per la verità: uno per gli adulti, l'altro per i ragazzi) e abbiamo cenato sontuosamente, grazie a cuochi e cuoche che ci hanno rimpinzato di ogni ben di Dio, tutto rigorosamente "made in Valtellina". Abbiamo scalato monti, visto laghi, chiacchierato a lungo e riso ancora di più, rimpiangendo - almeno da parte mia - il fatto di non averlo fatto più spesso prima, di aver lasciato che il tempo ci scorresse via, anche se l'amicizia è rimasta la stessa e sono bastati cinque minuti per unire gli adolescenti ch'eravamo agli uomini che siamo diventati, ciascuno percorrendo la sua via, eppure scoprendola così vicina a quella altrui da non distinguerla se la si osserva come si fa con i sentieri che tagliano i monti e portano, pur da passi diversi, tutti alla cima.


Foto by Leonora

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