lunedì 2 gennaio 2012

L'essenza (e l'assenza) della memoria

La memoria non ricorda i profumi, in teoria: solo in pratica.
Non come le immagini, i profili, i colori, i volti, che basta chiudere gli occhi perché tornino alla mente, nitidi e foschi, poco importa, ma è possibile risalirne i contorni, la linea, la figura e semmai poi diventa un mosaico da completare, un po' alla volta.
I profumi pretendono l'indicativo presente: la memoria li riconosce soltanto quando l'olfatto ne avverte la presenza e allora diventano degli interruttori, una porta aperta su un mondo a catena, capace sinapsi dopo sinapsi di scovare un volto, un'emozione, una persona, una circostanza a mesi, ad anni di distanza.
Mi accade tuttora di tornare seduto a un banco delle scuole elementari, quando sento la colla Coccoina o l'odore della plastica delle copertine dei quaderni o di essere per un lunghissimo istante nella stanza della zia Carla, appena c'è nell'aria odore di naftalina o acqua di Colonia.
Ci dev'essere una ragione per cui la memoria non ricorda i profumi: forse perché così siamo costretti a cercarli incessantemente. Non potendoli accumulare o risparmiare, l'unica opzione è quella di metterci in moto per ritrovarne traccia. O forse è soltanto un problema di hardware, della difficoltà del cervello a tener conto di tutte le fragranze e riprodurle tali e quali, all'occorrenza. O forse siamo proprio noi, essere umani, ad esser programmati per cogliere e conservare il ricordo delle cose, non l'essenza.

Foto by Leonora

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi piace l'deea di essere "programmati" per ricordare le cose con l'esseenza! tutto sommato sarà anche vero, alcuni avvenimenti li ricordiamo anche per mezzo dei profumi che rimangono impressi nei nostri cervelli per tutta la vita.