sabato 25 febbraio 2012

Madrid, città indecisa che sbadiglia

Una rondine non fa primavera, ma venti gradi, sole e cielo limpido sì. Mi godo questo sabato metà dentro casa (a mandare mail e riordinare le idee per la settimana che verrà) e metà fuori, a veder Giacomo che gioca e sistemando il prato, disperdendo la terra sollevata a mucchi dalle talpe e strappando i ceppi di erba spinosa, che in questa stagione di sbadigli è l'unica che cresce florida.
Una settimana fa ero alla vigilia della partenza per Madrid, che si sarebbe rivelata non la città incantevole che avevo visitato una quindicina di anni fa, però fa ancora la sua bella figura. Allora a renderla magica contribuivano le luci di Natale e un'atmosfera di attesa, essendoci andato a inizio dicembre. Ma non era solo quello. Madrid e la Spagna parevano un fiore che sbocciava, un prato rigoglioso che per molti anni aveva atteso la primavera e finalmente era arrivata. "Arriba Espana" sembrava di leggere sui muri, tra le case, nelle piazze, nei locali affollati di gente che beveva "tinto" e assaggiava "tapas". Oggi quell'effervescenza, quel rigoglìo sembra non esserci più. La città è ancora ricca, potente, ordinata, pulita, eppure grigia, come sospesa tra una spinta che non c'è più e il timore di tornare ciò che per decenni è stata: una bella addormentata, indolente e pigra. Forse però il mio punto di vista è parziale, falsato dal periodo troppo breve e da una prospettiva sfuggente.

Foto by Leonora

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