Venti righe. Indro Montanelli sosteneva che in venti righe si può raccontare tutto. Bastano tre parole invece per spiegare le ragioni di questo blog: comunicare, in libertà. Per il resto, vale per me ciò che scrisse Jorge Luis Borges, "I miei limiti personali e la mia curiosità lasciano qui la loro testimonianza".
sabato 28 aprile 2018
L'acqua del pozzo (Chi siamo e come decidiamo di apparire)
Non sei mia figlia, pur se potresti esserlo, con i tuoi anni dispari anche quando sono pari, quel corpo sbocciato in fretta e mille pensieri in testa. Ne conosco soltanto una parte minima, una virgola, ciò che traspare dal sorriso ampio quando ti incontro e dal ricordo di qualche momento condiviso, in cui mi era sembrato di comprendere tutto e invece non sapevo nulla. Fuori sei marea placida, onda leggera del mare quando sale la brezza, dentro invece è un pozzo, che a volte mi pare acqua torbida, nonostante resti convinto sia colpa dell'ombra e che in realtà sia come l'ho sempre immaginata: cristallina.
Penso a cosa ricordo di te, all'impressione avuta, fatico a ritrovarla quando inciampo nelle immagini che pubblichi, in ciò che scrivi, con un linguaggio che urta e ti calza come una scarpa larga, sgualcita.
Rimango incerto se la ragazza che conosco, da quel frammento che rammento e da cui ti ho ricostruita, sia la stessa che fa mostra di sé provocando, assumendo una posizione estrema.
Credo di sì, sei la stessa. Ne sono certo anzi. Sono io che non ti conoscevo abbastanza (nessuno si conosce mai abbastanza) e sei tu che decidi di apparire esagerata, di recitare una parte, anche se è una parte vera.
Do la colpa all'età, a quella fase della vita in cui si forma una personalità adulta, ma mi rendo conto di essere superficiale o, peggio, di dire una bugia.
Tu non sei differente da chi è più grande di te: ciascuno di noi indossa una maschera, bella o brutta che sia, chi più bravo e chi meno a rifarsi il trucco ogni mattina, chi più abile e chi meno a coesistere con serenità alle incongruenze, alle debolezze, ai limiti della natura umana.
Tu non sei diversa dagli altri e mentre lo scrivo mi rendo conto che quanto considero una rassicurazione potrebbe suonare alle tue orecchie come una sconfitta, poiché ciò che cerchi è proprio la diversità, la capacità di evidenziarti, di ritenerti unica.
Metteti il cuore in pace. Unica lo sei, lo sei sempre stata, dalla prima scintilla che ti ha dato vita alla scelta del vestito che indosserai questa sera. E prima di scrivere qualsiasi cosa ricorda che c'è chi ti guarda e merita la parte migliore di te, non spazzatura.
P.S. Avrei voluto pubblicare un post sull'importanza del contesto, del distinguere la vita reale dai social, del fare attenzione al linguaggio che usiamo. L'ho fatto.
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