(Luigino Bruni)
Un seme. Una visione.
Un pensiero da custodire con cautela, come guscio d’uovo.
In poche righe la direzione, l’auspicio, un traguardo: costruiamo un mondo in cui il denaro non sia misura di tutte le cose.
Arduo, ma bello.
Complesso, però affascinante, profetico.
Più gratuità, meno compenso.
Più eccedenza, meno speculazione.
Più valore, meno conto.
Più dono, meno prezzo.
P.S. Ha ragione il professor Barbero quando dice: “Non è vero che non c’è stata lotta di classe. C’è stata e hanno vinto i ricchi”.
Occorrerebbe aggiungere una postilla: hanno vinto, poiché abbiamo permesso loro di scegliere il gioco, le regole, il campo.
Quello della ricchezza appunto, dei soldi, del continuo ammassare, del capitale finanziario.
Facciamo un passo indietro: rifiutiamo l’idea che i soldi siano un fine, smettiamo di considerarli l’unica risorsa, la forza che piega e a cui piegare tutto.
Sapendo che pure su questo tema, per praticità, esiste un più o meno.
Più lavoro, meno profitto.
Più investimento, meno rendita.
Più redistribuzione, meno accumulo.
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