sabato 27 settembre 2025

Guardare l'altro (Davvero)

Tutti no, non lo siamo. Qualcuno che conosco però sì, è un "meteorologo". Non nel senso che sviluppi modelli previsionali matematici, né si limiti a scrutare il cielo, semmai il soggetto dell'osservazione è il volto di colui o colei che ci troviamo accanto, per comprendere come stia davvero.
Così mi pare d'essere anch'io e lo associo sempre a qualche trauma avuto da bambino o, meno drammaticamente, all'essere cresciuto in luoghi o momenti in cui la tensione era palpabile e restare in silenzio, drizzando le antenne per capire cosa stesse succedendo, risultava una necessità prima ancora che un vezzo. 
Chiamiamola empatia, o sensibilità, importante è intenderci su cosa essa sia, perché al pari di tutte le virtù ha in sé, innato, il pericolo di trasformarsi in un vizio, rovinando l'esistenza, non permettendo di distinguere più il bordo altrui dal proprio.
Ecco perché ogni ragazza o ragazzo "meteorologo" spesso ha, per contrappeso, una capacità alta di proteggersi, talvolta rintanandosi, come in un guscio.
In ogni caso, per chi vuole scoprire chi siano i "meteorologi", suggerisco un metodo efficacissimo: guardare gli occhi, negli occhi. Quanti hanno animo empatico, infatti, utilizzano le pupille come radar, uno scanner, abili nel vagliare di volta in volta chi si trovano di fronte e cogliere ogni minimo segnale. Cominciando dagli occhi, appunto, sapendo guardare "veramente" l'altro.

P.S. Di convesso, c'è una desolazione potente che sperimenta il cuore umano: è quella, appunto, di non essere "guardato". Una sensazione di trasparenza che mortifica pure il più orso, piallando altresì l'autostima in soggetti con un ego vasto quanto un campo. A volte passare sotto traccia risulta ossigeno, specie nei giorni di gran caos, con mille stimolazioni che pungono dappertutto. In altri momenti, al contrario, si sperimenta quanto sia umiliante, triste e mortificante sentirsi soli, anche quando è zeppo di gente attorno, ragion per cui se mi chiedessero un regalo per Natale o il mio compleanno, racconterei il desiderio di ricevere in dono la capacità di incrociare sempre gli occhi altrui e di appoggiarvi i miei, non facendoli scivolare via distratti, posandoli adagio, confidando in un contraccambio, affinché si inneschi una scintilla che scaldi il cuore e non faccia sentire soli, nell'universo.

sabato 20 settembre 2025

Non è mai troppo tardi (Potare e coltivare)

Di mamma ce n'è una sola, anche quando la si vede poco.
Imparo molto da lei, tuttora, specialmente quando non proferisce verbo ed è con l’esempio che dà lezioni di vita, a tutto tondo.
Me ne sono accorto nei giorni scorsi, assaggiando una pietanza che non aveva mai preparato e facendo mente locale che nell’ultimo mese non è la prima volta. Ho ricordato allora le trasmissioni di cucina su cui è sintonizzata la sua tv, realizzando che invece di rattrappirsi su ciò che sa, prende spunto per nuove ricette, dimostrando che imparare non ha età, basta averne desiderio e spirito. E che lei ne abbia è indubbio. Basti pensare che un anno e mezzo fa, cadendo dalle scale, s'è rotta entrambi i malleoli, restando allettata un mese e mezzo, ma già dopo quattro era in piedi e al termine del quinto guidava l'auto.

P.S. "Potare" e "coltivare" sono le due parole che mi fanno idealmente da bussola, in questo scorcio di stagione che è un avvio d’anno, anche se per come siamo abituati a contare i mesi ci siamo nel mezzo.
Sul “potare” dico nulla, pur se è la parte più difficile: d'istinto infatti vorrei trattenere, conservare, accumulare, poiché in potenza tutto potrebbe venir utile per un domani che poi - se devo essere onesto - novantanove volte su cento resta vano.
“Coltivare” è azione ugualmente impegnativa, ma che di fatica me ne costa meno, evocando qualcosa che sento nelle corde: il prendersi cura. In questo da mia madre ho preso moltissimo, anche se lei non è esente da limiti e proprio in questo so di poter fare meglio. E anche in ciò mi è da maestra, non facendomi mai sentire schiacciato, avendomi così aiutato a spiegare le ali, affinché nella vita mi librassi in volo libero, da solo.

sabato 13 settembre 2025

Tra le regole (Un universo)

Ripensandoci, ho commesso un peccato: di supponenza.
Mi riferisco al finale del post di settimana scorsa, alle due regole spicce riguardanti l'amore.
Non che siano inesatte, tutt'altro. "La verità è che non gli/le piaci abbastanza" e "Se non ti fa stare bene non è la persona giusta" rimangono due stelle polari, in grado di orientare le relazioni con l'affidabilità di una bussola.
Altresì la vita mi ha insegnato che nessun bordo nei rapporti umani è tagliato con il bisturi del chirurgo e sovente è proprio nelle sfumature, nei gradi intermedi tra il possibile e l'ideale che alberga l'emozione, il sentimento, la bellezza.
Se così non fosse basterebbe un bilancino per sancire se vale la pena frequentare questa o quello, così come in quattro e quattr'otto si salterebbe alla conclusione, lascia o raddoppia, con precisione certosina. 
Sbagliato. E fuorviante.
I ragionieri contabili sono pessimi consiglieri in questo ambito di vita e nessuno può predire combinazioni ed incastri delle mille variabili che definiscono ogni incontro con la complessità di una formula chimica.

P.S. Che in amore non esistano regole rigide e di razionale ci sia poco o nulla l’ho compreso pian piano, sbattendoci spesso il muso, a mia volta. Altre lezioni di vita le ho scoperte all'istante, mentre la maggior parte non le conosco tuttora e per esse ho una curiosità pari a ciò che per il motore è la benzina. Di imparare, capire, imparare, non sono mai sazio, perciò mi piace leggere, osservare, ascoltare, soprattutto confrontarmi, ch’è nel rapporto, nello scambio di pensieri che le idee si formano, con una nitidezza da far restare increduli sul come mai non ci era apparso chiaro prima.
Poi ci sono momenti di vera e propria epifania. Come l’altro giorno, un mattino di cielo terso e frescura settembrina, quando sono uscito a correre e nella quiete del bosco all'improvviso ho avuto la certezza che tutto sia collegato, che le proprie molecole siano in relazione con altre miliardi di molecole appartenute ai propri avi, alle generazioni e generazioni che ci hanno preceduto, senza sosta, e che ora quelle stesse molecole parlano in noi, come un ripetitore senza tempo, di cui non conosciamo il linguaggio, ma se si è in grado di avvertirne perfettamente (“sentirne”) la frequenza d'onda.

sabato 6 settembre 2025

In amore (Due regole e una forza)

Vengo da una terra che della tessitura è maestra, pur s'è un arte che scivola via dalle dita, con mani sempre meno abili e una vocazione che pian piano va persa.
Nei miei occhi però ci sono ancora gli orditoi, i banchi di stampa e i telai, con pettini enormi e rocchetti di migliaia di fili, che quando se ne rompeva uno c'erano donne che in una frazione di secondo lo riannodavano, un gioco di prestigio che pareva magia.
È lì, se ci penso, che ho imparato uno dei segreti della vita: l'importanza della trasversalità, della relazione capace di trasformare in incrocio ogni linea, come ogni ordito s'appoggia alla sua trama per partorire tela.
Per ogni ascissa, un'ordinata: è così che da singoli costruiamo comunità; è così che andiamo d'accordo, evitando i compartimenti stagni, anche rispetto alle "bolle" in cui tendono a mantenerci per primi i social.
Se l'omologazione risulta infatti rassicurante, è l'ago appuntito delle differenze che permette di sviluppare comprensione, tolleranza, coesistenza.
Penso alla fede calcistica o alla politica, trasversali tra colleghi, tra compagnie di amici, nelle famiglie. E le stesse famiglie, trasversali alle generazioni. E le generazioni, trasversali a loro volta alla fede calcistica o alla politica. Oppure l'amore, di cui la trasversalità è tratto distintivo, oltre che una forza, capace di congiungere ciò che natura o cultura separa. 

P.S. La diversità è ingrediente fondamentale, pure nella coppia. Anche quando razionalmente cerchiamo chi ci è simile, la natura riproduttiva crea attrazione per le discrepanze. Ed è nelle pieghe giganti o minuscole che differenziano l'una dall'altro che sta il cemento dell'unione di lunga durata. Così come, parimenti, fiato corto e orizzonte limitato hanno coloro che restano immobili, che non sono disposti a cambiare, neppure di una virgola.
"Se mi ama, deve accettarmi come sono" è una frase infida, da coltello bilama. 
Siamo noi che, se amiamo, dobbiamo smetterla di essere come eravamo prima di incontrarci e abbandonare il vecchio bozzolo, trasformarci da bruco in farfalla, sbattendo le ali per andare incontro, per lasciare poco a poco o tutto d'un colpo il ramo a cui eravamo aggrappati con forza.
Anche se poi, alla fine, nelle relazioni sentimentali, a due si riducono le regole auree che andrebbero scritte a caratteri cubitali sulle pareti di casa, come i greci dipingevano sui frontoni dei tempi le verità rivelate.
Primo: il noto, ma sempre dirimente “se lui o lei esita, la verità è che non gli/le piaci abbastanza”.
Secondo: lo spiccio ma essenziale “se non ti fa stare bene, non è la persona giusta”.
Il resto è mancia.