martedì 12 ottobre 2010

Facciamole un applauso


"Facciamole un applauso! E andiamo in pubblicità...". L'avvocato di famiglia ha appena finito di parlare della madre di Sarah Scazzi, del suo dolore, della dignità, della compostezza di queste ore e soprattutto del suo desiderio di silenzio. Il legale, cicciottello, sudaticcio, bravo oratore, finisce in crescendo, pur se tutt'attorno non vola una mosca. "Perché la mamma di Sarah - conclude al confine dell'urlo - è una gran donna!". Nello studio di Matrix nessuno fiata. Un secondo, due, tre. Poi prende la parola lui, il conduttore scialbo, Alessio Vinci. "Facciamole un applauso!" sentenzia. E senza neppure aspettarlo aggiunge: "E andiamo in pubblicità...".

Lo so, voglio farmi del male. Oppure dev'essere una vena di inaspettato masochismo che per due sere di fila m'induce a lasciare libri e film, per tornare alla cara, vecchia tv generalista. "Cara" perché m'ha tenuto a balia, tenendomi compagnia dai dieci ai vent'anni assai più che amici, genitori e compagni di scuola. "Vecchia" perché da un paio d'anni non la guardo (quasi) più, scalzata dal satellite e dal computer. Eppure l'imprinting dev'essere fortissimo, s'è vero com'è vero che a volte mi basta incappare per caso in Porta a porta o Anno zero per non staccare gli occhi dalla schermo. "Esci! Esci da questo corpo!" devo fare come nell'Esorcista per spegnere o cambiare canale. Ieri, ad esempio, non ce l'ho fatta. Tornato tardi e reduce da una bella serata con David, mi si è parata davanti la puntata di Matrix sulla morte di Sarah Scazzi, strangolata dallo zio. In studio la solita compagnia briscola, collegata dal paese Sabrina Misseri, la cugina di Sarah, figlia dello stesso assassino. Descriverei il tutto così: uno spettacolo agghiacciante. Agghiacciante perché l'inquadratura stretta sul volto della ragazza mentre la regia manda in onda la confessione del padre è qualcosa che va al di là del cattivo gusto: è pornografia. Spettacolo perché l'informazione è assolutamente marginale a confronto dell'intrattenimento, infatti anche il linguaggio, i rituali sono quelli del varietà, del festival di Sanremo. "Facciamole un appluaso! E andiamo in pubblicità...".

Oggi, recidivo, m'imbatto in Ballarò. Lo ricordavo meglio. Del mercato di Palermo non prende soltanto il nome, ma pure la confusione. Tutti gridano, sbraitano, si parlano addosso e soprattutto nessuno ascolta ciò che dice l'altro! Conduttore incluso. Ricordavo meglio pure lui.
Foto by Leonora

1 commento:

Giò ha detto...

caro giorgio,
io non capisco come fanno a stare lì davanti alla telecamera a continuare a dire un sacco di frasi sensa senso. sembra che a morire in quel modo e ad essere stata seppellita in quel modo non sia stata una ragazza.... sembrano tutti anestesizzati.