domenica 24 ottobre 2010

L'orecchio e il convento


Un gradino sulla scala di legno che porta al soppalco. Mi sono seduto lì, stasera, a casa di Brunella e Angelo, mentre suonavano musica jazz dal vivo (non Angelo e Brunella, due loro amici). Il suono giungeva perfetto, ero io fuori posto, rozzo d'orecchio e di gusto. Almeno lo ammetto, senza fingere competenza e darmi tono. E comunque dopo una decina di minuti, sul davanzale d'un finestrino, poco lontano, ho visto un libro. L'ho preso, l'ho sfogliato, s'intitolava "Confessioni di un sicario economico", ho cominciato a leggerlo, scoprendo che il jazz è fantastico come sottofondo. Tra un brano e l'altro mi fermavo, applaudivo, e in quei pochi secondi riflettevo su quanto poco sia educato alla musica. Tanto per fare un paragone, se fosse cibo, sarei come un porcellino, mangerei di tutto. Non è vanto. Sempre stasera, tramite Facebook, Rosa mi chiedeva quali fossero i miei autori preferiti. Gli ho risposto che sono onnivoro, gli ho fatto anche qualche nome, dimenticandone però molti altri, che mi sono venuti in mente dopo, mentre riflettevo su quanto mi sentivo inadeguato. David, due settimane fa, mi ha regalato un cd: Giorgio Gaber. E a lui che devo la passione per i cantautori italiani, per Fossati, De André, Guccini... I miei figli ascoltano Van De Sfroos, l'ultimo disco, che ha fatto da compagnia alle vacanze dell'anno scorso e pure questo agosto. Al fratello di Angelo, che si chiama come me, Giorgio, debbo la passione per la musica inglese e d'oltre oceano: Elton John, Bruce Springsteen, ma anche Loggins & Messina, tanto per fare qualche nome. Da ventenne è stata la volta degli italiani: ogni estate al mare una colonna sonora. Più Zucchero di Vasco Rossi, Carboni e persino - lo confesso - Masini, anche se non ne ho mai fatto una malattia (ma lo ascoltava Mauro Pellizzoni, da mattina a sera, ed era impossibile toglierselo dalla testa). Poi Ramazzotti. A un concerto, a Varese, andai con un pulmino da otto posti. Eravamo io e sette ragazzine adolescenti, che ora sono mamme a loro volta di figli, qualcuno già grandicello. Una decina d'anni fa cominciai ad apprezzare la classica e la lirica, senza tuttavia farne un culto, tanto che ora è sparita dallo spartito. Potrei continuare a lungo ma credo non interessi a nessuno, nemmeno a me, che riconosco la mediocrità della mia personale compilation. A proposito, concludo aggiungendo la lista attuale del mio Ipod, che comprende una trentina di canzoni, i cui autori sono nell'ordine: Eurythmics, Alessandra Amoroso, Tiziano Ferro, Renato Zero, Charles Aznavour, Gilbert Becaud, Elton John, Billy Joel, gli Abba, una mini compilation di disco dance anni Settanta, Mary J. Blidge, Michael Buble, Frank Sinatra, Michael McDonald, gli Acdc, Celine Dion, Steve Wonder, Guccini, Bertoli, Max Gazzè, Luther Vandros, John Legend, Black Eyes Peas. Chiedo scusa a chi è fine d'orecchio: questo è ciò che passa il convento.
Foto by Leonora

1 commento:

Wilma ha detto...

Quest'estate sono andata, per la prima volta (vergogna!), ad assistere ad un'Opera al teatro all'aperto "Giacomo Puccini" a Torre del Lago (LU): la Turandot. Ero anch'io analfabeta e straniera, ma mi sono letteralmente inebriata di emozioni. Complice lo scenario e la piacevole compagnia, son tornata a casa arricchita, cambiata. Inutile dirti che ora mi sto facendo una cultura di lirica e mi rammarico di non averla scoperta prima. Ovviamente ascolto (e canto!!!) anche De Andrè, Guccini, Zero e altri...