martedì 5 agosto 2014

Miele (anche un po' alle ginocchia)


Andrea, Giovanni e Nicolò all'opera
A lezioni di miele, a lezioni di vita. Ieri sera ho portato Giovanni e i suoi amici Andrea e Nicolò alla Rovall, dove erano state preparate le arnie e tutto era pronto per raccogliere ciò che centinaia di migliaia di api creano durante l'anno. Vedere i ragazzini curiosi, appassionati, increduli persino, mi ha emozionato e intenerito.
A parte la loro espressione meravigliata, tre sono le cose che già sapevo, ma che ho ricordato.
Primo: l'insegnamento che viene dagli insetti e dall'evoluzione degli esseri viventi, precisi in tutto, dalla raccolta del polline al sigillare con la cera le celle, per conservare il miele al meglio, in un ambiente né troppo secco, né troppo umido.
Secondo: la sapienza dell'uomo, che nei secoli ha imparato a sfruttare le risorse naturali, massimizzando i risultati con piccoli espedienti di grande efficacia. Penso ai fogli "cerati", che fanno da canovaccio ai favi e evitano di far perdere tempo alle api, oppure ai "trucchi" per invogliarle a produrre questo o quello.
Terzo: oggi è meglio di ieri e sono sempre più convinto di quanto scritto due settimane fa, cioè che il futuro ci sorrida e occorre essere positivi. Daniele mi spiegava che fino a qualche decennio fa non esistevano le arnie come si usano ora e che per ricavare il miele si usavano metodi che non davano scampo alle api. Questione di cultura, insomma, come per tutte le cose. La sensibilità infatti non si trova in natura, ma si forma, pian piano, arrivando alla meta spesso dopo aver imboccato la strada sbagliata.
P.S. A proposito di oggi che è meglio di ieri: le foreste in Europa sono il 30% in più rispetto al 1950. Un giorno neppure troppo lontano guarderemo alla seconda metà del Novecento con obiettività, riconoscendo che ha concesso una prosperità prima incredibile, ma anche oscura come ci immaginiamo gli anni che precedettero il Mille, nel Medioevo.

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