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La frase è di Leonard Cohen, cantaurore e poeta, e in questi giorni mi fa da stella polare, aiutandomi a comprendere meglio il senso del mio lavoro e più in generale suggerendo un approccio fecondo alla vita, un'angolatura differente da cui guardare ciò che ci circonda.
C'è una crepa in ogni cosa. Nelle organizzazioni, nelle comunità, in famiglia, pure in noi stessi. Anche se quasi sempre tendiamo a negarlo, cresciuti con l'ideale del mondo perfetto, dell'efficenza, della funzionalità. E quando non possiamo fare a meno di constatarla il più delle volte tentiamo di chiuderla, di ripararla, di rabberciarla in qualche modo, affinché tutto torni liscio, rassicurante, specchiato, invece di accettare lo scarto e apprezzare la luce che da essa può entrare.
Per questo esercizio doppio (individuare la crepa e scoprirne la luce) occorre un'attitudine mentale, una certa flessibilità e inventiva, ma ancora più arduo è accettare di buon grado che gli altri scorgano le nostre, di crepe, e ce le indichino, con garbo o in modo brusco, infilandoci il dito persino, pur di farci capire che esistono. Quando accadrà, un po' come per le critiche, dovremo esser bravi a guardare al positivo, a considerarlo un dono. Ed è questo già un modo per farci passar la luce dentro.
1 commento:
Oggi avevo bisogno proprio di una lettura cosi'.
Grazie
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