Foto by Leonora |
Apprezzo la vicinanza, specie se abbinata alla lievità, e sono grato ai tanti amici che ho, anche quando dicono poco o niente, ma so che sono disposti ad ascoltare e soprattutto che esistono, che se avessi bisogno sul serio potrei contare su di loro, mettendo da parte il pudore e l'orgoglio. Li sento come quella rete sottesa in un circo in cui volteggio al trapezio. Non faccio nomi, perché certo dimenticherei qualcuno, tuttavia sono numerosi e vanno dagli amici di infanzia, ai parenti, ai colleghi con cui ho condiviso un tratto di strada e i compagni di scuola, di università, fino ad alcune persone che ho conosciuto grazie alle nuove tecnologie, scoprendo un'affinità elettiva che sorprende per primo me stesso.
Ciò non toglie - sarei ipocrita se non l'ammettessi - che talvolta ci si sente soli ugualmente.
A me è capitato, pur se quando accade lo maschero, non fosse altro che per una sorta di rispetto dei dispiaceri altrui, considerato che in un'ipotetica fila delle grazie ricevute so di essere se non al primo posto, almeno sul podio.
Ribalto la prospettiva, domandandomi se a mia volta riesco ad esser di conforto per qualcuno, per le persone a cui voglio bene e pure per quelle che semplicemente mi camminano a fianco. Non posso caricarmi sulle spalle le pene di tutti, però potrei fare di più, essere più generoso, attento. Il fatto è che immerso nel fluire del fiume, nove volte su dieci sono troppo pigro e distratto per invertire la rotta o anche soltanto fermarmi, salire sulla riva e tendere la mano. E pensare che per gettare un salvagente non serve molto, basterebbe un pensiero, uno sguardo, un sorriso. Il modo più facile per dire: "Io ci sono".
1 commento:
Caro Giorgio, domattina con Claudia, parto per il Salento. Utilizzando la regola n. 1, spero di aggiungere alla tua breve lista, altri luoghi meritevoli di attenzione.
Marco
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