Foto by Leonora |
Nulla è più grande dell'amore di un genitore che lascia partire il figlio, superando l'egoismo di tenerlo tutto per sé, sapendo che la strada migliore è quella che ciascuno trova da solo.
In fila all'aeroporto, zaino sulle spalle e carta d'imbarco in mano, lui che guarda avanti e non indietro. Damiano è partito ieri e i suoi vent'anni li compirà a Betlemme, il 9 febbraio dell'anno venturo. Una scelta di vita, dopo il diploma al liceo: passerà alcuni mesi in un orfanotrofio in Palestina, lontano con il corpo dalla famiglia e dagli amici, vicino nello spirito.
Neanche a farlo apposta, proprio in coincidenza con il suo viaggio, in quella terra dove l'incontro tra umano e divino è carne e sangue fin dal principio, sono ripresi gli scontri, la violenza, gli attentati. Un bollettino di guerra che favorisce l'apprensione e fa trattenere il fiato, ogni volta che se ne parla, ogni volta che viene in mente che è là, ogni volta che vacillano le rassicurazioni che ci diamo ("Dopotutto se fosse stato davvero pericoloso non lo avrebbero fatto partire"... "Non è là da turista, ma in un posto con gente esperta, che non rischia nulla più di quanto potremmo fare noi, quando attraversiamo la strada o ci immettiamo in un incrocio"...).
La sera prima che partisse ho notato la tristezza profonda di Giacomo, che ne sentirà la mancanza, proprio come io sentivo quella degli amici che partivano, quando era obbligatorio passare lontano da casa un anno da soldato. Raffaele, il papà di Damiano, era uno di loro, scelse di andare a militare e si ritrovò a Fano. Lo raggiungemmo il giorno del giuramento e non scorderò mai la malinconia greve di quel pomeriggio senza sorrisi, il vento freddo, la desolazione del mare d'inverno.
Anche per questo guardando l'immagine di suo figlio Damiano
non ho pensieri negativi: in quelle due partenze simili e diversissime insieme vedo la conferma che non era meglio quando si stava peggio e che il mondo va avanti e non indietro.
In fila all'aeroporto, zaino sulle spalle e carta d'imbarco in mano, lui che guarda avanti e non indietro. Damiano è partito ieri e i suoi vent'anni li compirà a Betlemme, il 9 febbraio dell'anno venturo. Una scelta di vita, dopo il diploma al liceo: passerà alcuni mesi in un orfanotrofio in Palestina, lontano con il corpo dalla famiglia e dagli amici, vicino nello spirito.
Neanche a farlo apposta, proprio in coincidenza con il suo viaggio, in quella terra dove l'incontro tra umano e divino è carne e sangue fin dal principio, sono ripresi gli scontri, la violenza, gli attentati. Un bollettino di guerra che favorisce l'apprensione e fa trattenere il fiato, ogni volta che se ne parla, ogni volta che viene in mente che è là, ogni volta che vacillano le rassicurazioni che ci diamo ("Dopotutto se fosse stato davvero pericoloso non lo avrebbero fatto partire"... "Non è là da turista, ma in un posto con gente esperta, che non rischia nulla più di quanto potremmo fare noi, quando attraversiamo la strada o ci immettiamo in un incrocio"...).
La sera prima che partisse ho notato la tristezza profonda di Giacomo, che ne sentirà la mancanza, proprio come io sentivo quella degli amici che partivano, quando era obbligatorio passare lontano da casa un anno da soldato. Raffaele, il papà di Damiano, era uno di loro, scelse di andare a militare e si ritrovò a Fano. Lo raggiungemmo il giorno del giuramento e non scorderò mai la malinconia greve di quel pomeriggio senza sorrisi, il vento freddo, la desolazione del mare d'inverno.
Anche per questo guardando l'immagine di suo figlio Damiano
Damiano |
Buon viaggio allora Damiano. Altre parole non servono, rischierebbero soltanto di inquinare la purezza del tuo gesto. Aggiungo soltanto la frase che ha detto tuo padre, mentre ti osservava superare i controlli di sicurezza e dirigerti all'aereo: "Che Dio ti protegga".
Già. Che Dio protegga te e anche noi, che restiamo.
P.S. Ieri l'altro sono nate Aurora e Matilde, figlie gemelle di Claudia e Mauro. Inutile scrivere che sono bellissime, perché si dice così di tutti i neonati, non fosse altro che per cortesia, ma in questo caso bellissime lo sono davvero, come certi bimbi ritratti nelle foto di Anne Hegges. "Che Dio protegga" anche loro.
Aurora e Matilde |
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