mercoledì 10 gennaio 2018

L'anniversario (Dieci anni con te accanto)


Foto by Leonora

Dieci anni oggi, io che con le date non ci azzecco proprio e spesso sbaglio persino questa, che pure mi ha marchiato a fuoco.
Dieci anni con te in un altro modo, perché se scrivessi “senza te” non sarebbe giusto, non corrisponderebbe al vero.
Dieci anni dal giorno in cui hai tenuto chiusi gli occhi più a lungo e sei morto.
Sì, sei morto. Non mi piacciono i giri di parole, le perifrasi, i modi attenuati per dire cos’è successo.
È possibile che tu sia “salito alla casa del Padre”, non è vero invece che ti sia semplicemente “addormentato”, n’è tanto meno che ci abbia “lasciato”.
No, tu non ci hai lasciato. In me, in noi, nelle persone che ti hanno conosciuto vivi sempre e sempre vivrai, finché noi a nostra volta chiuderemo gli occhi per non riaprirli più, portando con noi ogni ricordo.
In tutti questi anni mi sei stato accanto. Rare quanto preziose le occasioni in cui mi sei apparso nitido, infinite invece quelle in cui ti ho nominato, spesso aggiungendo a mente ciò che già ti dicevo in vita, ringraziandoti per avermi insegnato la volontà e il piacere del dialogo, per l’essere stato un esempio, non soltanto nelle cose buone, anche nelle debolezze, nelle fragilità.
Tu non mi hai mai schiacciato, mostrandomi di ogni cosa dritto e rovescio, pure di te stesso.
Persino nella morte, nel modo in cui lo hai fatto, senza nascondere la paura ma neppure ostentandola, affrontandola con dignità, con quella serenità che accetta l’ineluttabile, quasi a proteggere me e le persone più care.
Se ripenso a quelle ore di passaggio mi viene in mente proprio questo: la dignità, la compostezza unita allo sgomento, come chi si arrende a un avversario che non può battere, piegandosi alla forza degli eventi, lasciando la vita senza rinnegarla, accettando il destino, cercando la pace nel sonno.
Dieci anni oggi, papà, un nome che ripeto spesso, con naturalezza, a testimonianza di quanto tu rimanga vivo, avendomi insegnato quasi tutto non di quello che so, ma di ciò che importa davvero.

P.S. Non era una storia triste allora, non lo è nemmeno oggi. Debbo a te pure questo, per avermi permesso di superare la paura del distacco, facendomi diventare uomo senza smarrire il sorriso.

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