Venti righe. Indro Montanelli sosteneva che in venti righe si può raccontare tutto. Bastano tre parole invece per spiegare le ragioni di questo blog: comunicare, in libertà. Per il resto, vale per me ciò che scrisse Jorge Luis Borges, "I miei limiti personali e la mia curiosità lasciano qui la loro testimonianza".
venerdì 31 agosto 2018
Sono io (La vita, il McDonald's e lo specchio)
Sono io quel volto scavato dentro lo specchio, gli occhiali e la barba sempre più bianca e i capelli anche, quelli che restano. Sono io quelle rughe, lo sguardo severo, che si osserva, stupito, sorpreso, non trovando traccia del bambino che cerco, del ragazzo che sono stato e che tuttora mi sento.
Vorrei avere la perseveranza insistente del glicine o del gelsomino, che protraggono incessanti le fronde in cerca di appiglio, di un punto di appoggio per espandersi, per allargarsi più che possono, all'infinito. Constato in essi la vita che avanza incalzante, senza mai fine, neppure quando cade un ponte o c'è un terremoto e pure se dovesse cadere un meteorite dal cosmo.
Sono io che mi fermo, è la natura del singolo che ha passo breve e fiato corto.
Lo accetto, ma non mi rassegno: continuo a guardare quegli occhi che mi osservano dentro lo specchio, la pupilla che a differenza del resto del corpo non muta, rimane identica nel bimbo come nel vecchio.
E' in quel nocciolo che cerco riparo e pure il segreto di ciò che rimane senza età, eterno.
Lo capirai e lo cercherai anche tu, figlio mio, ne sono certo, quando avrai i miei anni e continuerai a percepirti diverso da come sei diventato, fermo a un tempo indefinito, a una gioventù superata soltanto quando ci si fa caso, davanti allo specchio.
P.S. Ad essere onesto, ci ho fatto caso anche in un altro preciso momento: in fila, al McDonald's, che mi ostino a chiamare così mentre per te, per tutti i tuoi coetanei è semplicemente il Mac, il Mèc, anzi, che si fa prima a dirlo. E' successo ieri: me ne stavo quieto quanto un bradipo con il naso all'insù, cercando di capire il gelato da ordinare, venendo superato bellamente dalla massa di ragazzi dai quali ero circondato e che con la rapidità del Velociraptor si palesavano alla cassa, ordinando in un nanosecondo vassoi stracolmi di cibi e bevande, mostrando semplicemente lo schermo del telefonino. Ecco, in quell'istante mi sono sentito come Troisi e Benigni in "Non ci resta che piangere", ma al contrario: ero io quello restato indietro, nel tempo. Così ho mandato un messaggio (scritto) a tua sorella, che lesta me ne ha mandato un altro (vocale) per dirmi che "quelle sono le offerte del Mèc" e che "se tipo usi la loro app risparmi" (ha detto proprio così, "se tipo usi la loro app"), "invece di un menù a sette euro te lo fanno pagare tipo tre euro" (ha detto proprio così, "tipo tre euro") e che "tipo a Natale ne fanno un sacco ed è bellissimo" (ha detto proprio così, "tipo a Natale" ed "è bellissimo"). Le ho risposto con un vocale anch'io, per sentirmi meno superato: "Grazie Giorgia, è bellissimo, tipo bellissimo, tipo davvero".
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