Venti righe. Indro Montanelli sosteneva che in venti righe si può raccontare tutto. Bastano tre parole invece per spiegare le ragioni di questo blog: comunicare, in libertà. Per il resto, vale per me ciò che scrisse Jorge Luis Borges, "I miei limiti personali e la mia curiosità lasciano qui la loro testimonianza".
sabato 15 dicembre 2018
Trent'anni (Il sorriso sempre uguale di Stefano)
Oggi sono trent'anni che ti abbiamo accompagnato al cimitero. L'avevo scordato e me ne sento in imbarazzo, pur se a date e ricorrenze concedo poco peso.
Sono già passati trent'anni e ti debbo molto, compreso il mestiere che faccio e dunque l'uomo che sono diventato, mentre tu sei rimasto un ragazzo e quando chiudo gli occhi non hai una ruga, né un increspatura del volto, un capello bianco e ridi, di quel sorriso limpido che ti ha sempre distinto.
Siamo stati compagni di classe al liceo, amici tra i banchi, nei pomeriggi dopo la scuola, in redazioni grandi tre metri per due, in cui mancava tutto tranne il desiderio e la passione di inventarci un lavoro.
Sono passati trent'anni, che tu non hai vissuto, se non accanto a chi ti voleva bene, mentre noi - i “rimasti” - sovente abbiamo dato nessuna rilevanza al dono ricevuto, correndo senza riflettere, respirando in automatico, dando quasi tutto per scontato e lamentandoci persino, dei piccoli inconvenienti o grandi inciampi trovati lungo il cammino.
Sono passati trent'anni e oggi mi fermo, per dire grazie a te e a Simona, che me lo ha ricordato, ma anche ad Elena, che in questi giorni sta accompagnando la mamma nel reparto di oncologia e "spia con rispetto negli sguardi altrui, cogliendo tutte le paure e le speranze identiche alle sue, sentendo il vibrare della rassegnazione e il tentativo di farsi forza, nonostante tutto".
"Ho immaginato che tu avresti saputo scrivere un post bellissimo - mi ha detto - perché le emozioni le sai raccontare". Eppure è lei che questa volta l'ha fatto, come non avrei saputo fare meglio io.
Lo appunto qui, per espiare un poco della pigrizia, dell'indolenza, dell'assenza di disciplina e perseveranza che mi inducono spesso a privilegiare la comodità all'impegno, alla messa a frutto di un talento.
Oggi sono trent'anni che ti abbiamo salutato, Stefano. Poteva capitare a chiunque di non esserci più, di abbandonare per primo il palcoscenico, è accaduto a te: perdonami se ti ho ricordato così poco.
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1 commento:
Bello, breve ma struggente ricordo di un'amicizia vera conclusa con il più turpe dei modi.Mi collego al Pascoli, alla vita che gli venne spezzata ancora adolescente quando si possiede un cuore stracolmo di speranze che non si realizzeranno.
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