venerdì 24 maggio 2019

Io sto con (nonna) Anna


Questa volta non me l'hai detto, sono certo tuttavia che l'hai pensato, perché in cinque anni sei cambiata parecchio, non nell'essenza, nella donna concreta che sei, che le chiacchiere vanno bene ma poi bisogna badare ai fatti, come mi dimostri spesso, a casa innanzi tutto.
"Certo che tu... non mi hai portato un voto" mi avevi detto la volta scorsa, la prima in cui ti candidavi a consigliere comunale, con quell'ingenua esuberanza che è il carburante migliore per chi davvero vuole cambiare le cose, come in effetti poi insieme con i tuoi colleghi hai fatto.
"Certo che tu... non mi hai portato un voto" mi avevi detto, tanto che io un po' per difendermi, un po' perché ho stima per la persona che sei, ne avevo tratto lo spunto per un post, in cui raccontavo divertito che eri talmente entrata nella parte che ormai ragionavi soltanto in termini di voto.
Quel tempo, quella tensione è tornata puntuale cinque anni dopo, oggi, dopo che hai deciso di ricandidarti, senza essere snob, come invece sarei io, che di chiedere il voto mi vergognerei, che mi sembrerebbe una mancanza di gusto, di tatto. Sbagliando. Perché hai ragione tu ed è una delle tante lezioni di cui ti sono grato: occuparsi del bene pubblico non è un favore che si fa, è un impegno che si prende, e cercare il consenso ha altrettanto valore di risolvere i problemi grandi e piccoli che in un paese ci sono.
Non starò qui ad elencare le mille faccende di cui ti sei occupata, né lo stile con cui l'hai fatto, né la dedizione assoluta che hai dimostrato, con una presenza quotidiana in Comune e soprattutto in mezzo alla gente, dove ti trovi a tuo agio. Non lo faccio perché chi ti conosce lo sa benissimo e ti apprezza per questo, mentre gli altri faticherebbero a comprenderlo appieno.
Semmai mi interessa dirti grazie perché hai portato in casa nostra, nella nostra famiglia, una passione civile che è sempre stata un mio pallino ma che da solo, da spesso assente quale sono, non avrebbe contagiato nessuno.
A volte, quando tornavo da Bergamo e ti trovavo a parlare del Comune con Giorgia, con Giacomo (con Giovanni meno, è ancora "piccolo" e giustamente spesso l'ho sentito lamentarsi con un: "Eh ma che due scatole!!!") mi si riempiva il cuore, vedendo in voi me stesso, con mio padre, trent'anni prima, ma anche per la certezza che entrambi, discutendo, sareste cresciuti, avreste mutato le vostre posizioni di partenza, talvolta cambiando opinione, talvolta invece rafforzandola, poiché la discussione è una fucina e il metallo che ne esce è sempre migliore di quello grezzo.
Il vero miracolo l'hai fatto però con mia madre, la "nonna" Anna, che di certe vicende non s'è mai occupata e anche adesso tende a disinteressarsi, eppure - grazie a te - è stata lei a intercettarmi e a chiedere e dire la sua, riferendo puntuale ciò che riportavano i giornali oppure le chiacchiere al bar, i complimenti e le lamentele, i pareri su ciò che andava fatto o quello che era meglio lasciar perdere.
E' capitato così che in Comune ci sei andata tu, ma portandoti appresso l'intera famiglia, il più piccolo ma al tempo stesso coeso Parlamento che la democrazia abbia mai sfornato.

P.S. Lo so, lo so pure adesso a cosa stai pensando. Questo: "Sì, grazie, però non hai scritto che la lista è "Vivere" e mi chiamo Dominioni di cognome". No, non è vero, non l'hai pensato, però adesso che l'hai letto t'è venuto in mente! Sorrido, perché sei unica, anche in questo.

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