martedì 10 novembre 2020

Il giorno più bello (Sogno o son desto)

È stato semplice, spartano. Il più semplice, il più spartano e insieme il più bello, vissuto senza imprese straordinarie, a contatto fisico o mentale con le persone a cui tengo, godute di persona oppure tramite messaggio, al telefono.
Oggi, meglio di così, non potevo immaginarlo, comprendendo alla fine che sono diventato più grande davvero, più vecchio, maturo, anche più contento.
Pur bravo che possa essere, le parole non potranno mai raccontare appieno lo stupore, la scoperta, il valore dell'incontro, le emozioni, le sensazioni, le esperienze che ho provato. Quelle esistono soltanto nel presente, nell'istante in cui si provano, poi fatalmente scivolano, si polverizzano, svaniscono, esattamente come all'alba un sogno, i cui contorni man mano si dileguano, tessere di domino che cadono ad una ad una, scenografie di teatro che man mano affondano nel mare sterminato dell'oblio.
Resta nella carne il ricordo di qualcosa di piacevole, bello, senza tuttavia un contorno definito.*
È una memoria di etichetta, di copertina, non di sostanza.
Accettarlo, rinunciare a trattenere ad ogni costo, essere consapevoli che comunque tutto passa, badare piuttosto a vivere l'attimo, è sapienza antica e insieme mai compresa del tutto.
Oggi però l'ho fatto. Domani non ricorderò bene tutto, nel dettaglio, ma che almeno qui rimanga traccia che oggi, per il mio cinquantaquattresimo compleanno, sono stato felice, a casa tutti insieme, al telefono o per messaggio - visti i tempi - con le altre persone che amo, il pomeriggio in giardino, a piantare erica e curare le aiuole in vista dell'inverno, guardando "Fargo" (il film) la sera, scartando molti regali e andando a letto sereno, cominciando un altro sogno, non sapendo dire in tutta onestà se più vago o reale di quello vissuto a occhi aperti, durante il giorno.


* Abbiamo timore della demenza, di diventare anziani e di incappare in quel male che ci riporta all'incapacità di ricordare tutto, come bambini di pochi mesi o come le piante, senza renderci conto che così lo siamo già, nella sostanza. È una questione di misura della memoria, di differente approssimazione, non di differente destino. Una constatazione che non mi mette tristezza. Al contrario, è così che affronto con più ottimismo il futuro.

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