Scrivo poco, quasi nulla. In questi giorni buona parte delle energie risparmiate da affetti e lavoro se ne va nel portare pazienza, masticare amaro, mordersi la lingua per non replicare a tutti coloro che parlano a vanvera, che ostentano sicurezza mentre di sicuro c'è soltanto la loro ignoranza e la presunzione di avere ragione su tutto.
Il contagio da Covid, le elezioni americane, la situazione politica in Italia...
Chiacchiere. Anche da parte di uomini e donne per molti versi stimabili, con l'unico torto di abdicare all'uso della ragione, per brandire invece il maglio del tifo, come allo stadio.
Chiacchiere. Sui social soprattutto, perché di sedersi attorno a un tavolo e discutere non si contempla neppure la possibilità: ogni predica accetta soltanto il pulpito.
Chiacchiere. Senza competenza alcuna, lasciando che a prendere posizione sia la pancia, evitando di comprendere le ragioni reciproche, limitandosi a sputare fiele e sentenziare, su questo o su quello, per partito preso.
Un vortice di stati emotivi che si riversa su di noi ogni giorno, con qualsiasi mezzo: radio, giornali, tv, social...
A superficialità, ignoranza e arroganza sto diventando allergico, fatico a restare lucido, perciò ho scelto la via del silenzio, del non ti curar di loro, passando e guardando senza muovere un dito.
P.S. Poi c’è lui. Giovanni Bachelet. Una persona per bene, che si ostina a replicare uno ad uno ai commenti più o meno sensati, compresi quelli insulsi, beceri, grevi. Puntiglioso ma mai pignolo, ne ho ammirato fin da subito il senso civico, l'ostinazione con cui persegue il vero, astenendosi da qualsiasi supponenza o tracotanza, con quella passione cocciuta che hanno i giardinieri, nel coltivare fiori, alberi, prato.
Una scoperta piacevole, una boccata d'ossigeno, e insieme l'implicito sprone per me ad essere diverso, a non usare il silenzio come scudo, al dovere del prendere posizione, non essere tiepido.
Con la consapevolezza che proprio i Giovanni Bachelet, tutti i Giovanni Bachelet di questo mondo, sono l'unico vaccino al virus della retorica, della faziosità, del muro contro muro e del ginocchio piegato dei fatti oggettivi - chiaramente accertati - di fronte alle emozioni e convinzioni di chi urla di più e più fa caos.
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