sabato 1 gennaio 2022

L'ascia (Accettalo)

Ho scoperto di recente che "decidere" vuol dire tagliare e risulta arduo, comporta impegno, ansia, persino dolore, proprio per tutto ciò che di conseguenza si scarta, si lascia, si esclude.
Scegliere è una mutilazione, ma pure l'unico modo per non restare fermi, per andare avanti: accettarlo è condizione necessaria per ottenere leggerezza, assenza di peso eccessivo nel cuore, sulle spalle e nello zaino delle provviste.
Facile a dirsi, meno a farsi. Lo scrivo contemplando lo scaffale di fronte e i due borsoni ai suoi piedi, i cassetti del comò e il ripostiglio nella mansarda (il garage no, quello è troppo, è l'Alpamayo dell'oggettistica accantonata, quasi come la cantina e l'inarrivabile capanno degli attrezzi, un deposito enorme che la mente fatica persino a concettualizzare).
Eppure lo so, "lasciare", "lasciare andare", tra i buoni propositi di quest'anno non potrà mancare, perché labile è diventato il confine tra accortezza e parsimonia patologica, tra conservazione giudiziosa e accatastamento compulsivo, tra effettiva utilità e calcolo delle probabilità infinitesimali che qualcosa scartato oggi venga rimpianto domani.
Tanto ne sono certo che sarà così: il primo oggetto da cui mi separerò - una vecchia penna che a tratti abbozza scie di inchiostro verde, le videocassette con i cartoni animati della Pimpa, la tastiera con relativo mouse a filo del computer non funzionante dal 2006, uno dei centosette cavi e cavetti di accessori elettronici ormai dimenticati, le tre scatole di latta che contenevano panettoni, gli occhiali che mettevo quando avevo due diottrie in più, i singoli tomi in omaggio con Repubblica e Corriere di enciclopedie i cui volumi non ho acquistato, una delle diciotto felpe consegnatemi dai miei figli nei recenti diciotto mesi... - sarà quello che per primo rimpiangerò, appena il furgoncino della nettezza urbana si sarà allontanato. Fosse anche lo scaldavivande grande quanto una pallina da tennis che funziona con presa Usb rimasto a prendere polvere da sette anni nel luogo segreto in cui per tradizione ripongo gli "indifendibili" (cioè ciò per cui è impossibile immaginare un'utilità anche futura): dietro i libri, negli scaffali.

P.S. Le persone no. Quelle non voglio "lasciarle andare", non quest'anno, a meno che proprio non se ne vadano da sole, ma allora si tratterebbe di una tragedia, nel senso greco, qualcosa di inevitabile, ineluttabile. Gli altri, chiunque altro, compresi scocciatori, noiosi, contestatori, saccenti, conformisti, boriosi, indisponenti, presuntuosi, possono rimanere. Poiché nell'anno appena terminato ho imparato questo: gli altri non sono mai un problema, siamo noi che possiamo far diventare un problema gli altri, pretendendo che cambino atteggiamento loro, mentre i primi a non riuscire a cambiare siamo noi.

2 commenti:

Virginia Guzzi ha detto...

Grazie Giorgio. Credo di essere una accumulatrice. Non riesco a "disfarmi" delle cose... Lasciare, tagliare, rinunciare, spesso anche decidere per il quotidiano diventa difficile. Hai ragione, provoca dolore.Rileggerò ancora e ancora questo tuo pezzo fino a che non ce la farò...se non con tutto...almeno con qualcosa!:)

Virginia Guzzi ha detto...

Grazie Giorgio. Sono una accumulatrice seriale. Non riesco a "disfarmi" delle cose... Rileggerò ancora e ancora questo tuo pezzo fino a che non ce la farò..🤞se non con tutto...😜almeno con qualcosa🙌😂🤗