Sono passati pochi giorni, il tuo sorriso disegnato a virgola resta vivo, non più fuori, soltanto in me, nelle molte persone che ti hanno conosciuto, nei tuoi cari soprattutto, che ti sono stati accanto e fino all'ultimo hanno versato lacrime, pregato, sperato, sofferto, accarezzandoti la fronte pallida, stringendoti la mano.
Ho scritto più volte di te, della tua famiglia, dell'ammirazione e del coraggio, spettatore impotente di un dolore muto.
Parole non ne ho più, resto in piedi, a capo chino, osservando la tua fotografia, Armida, al camposanto, sapendo che non sei lì, che l'essenza di te è viva, altrove, e che sei vissuta troppo poco, ma non invano.
P.S. Per fortuna ci sono gli amici. Come Raffaele, che un mattino si alza e scalda il cuore, condividendo queste riflessioni "semplici", esprimendo ciò che anch'io sento e che riporto pari pari, non potendolo scrivere meglio.
"Penso ci sia una verità in tutto questo caos... Ma valla a trovare!?!
Spero arrivi il più tardi possibile, ma penso che la morte saprà rivelarci tutti i nostri interrogativi.
Intanto continuo a vivere cercando, non sempre riuscendoci, di essere sincero con me e gli altri.
Mi sento un privilegiato quando entrando in casa trovo calore umano e reale.
Un po' me lo sono meritato, un po' devo ringraziare dove sono nato.
Ho degli amici che incontro ora come quarant'anni fa.
Un po' è merito nostro. Che ci siamo voluti bene. Che ci siamo stimati. Che abbiamo reciprocamente chiuso un occhio sui nostri difetti per apprezzare di più i nostri valori. Così come succede in una coppia che si vuole bene.
E chiudo qui... Semplici riflessioni di un normale sabato mattina ad inizio anno".
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