Einstein sbagliò quando disse: "Dio non gioca a dadi". La considerazione dei buchi neri suggerisce infatti non solo che Dio giochi dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si può vedere.
(Stephen Hawking)
Camminavate una accanto all'altra, a un certo punto dandovi la mano, per superare il marciapiede, un cordolo troppo alto per lei, debilitata da una lotta ad armi impari, che da mesi la logora, intaccando morale e fisico.
Tu non l'hai abbandonata e ora ti schernisci, quando qualcuno lo sottolinea, rispondendo sarcastica a tono: "Da quanti anni è che ci sopportiamo?".
Molti. Più di quanti appaiono a un conteggio di spanne, considerato che nella testa restiamo ragazzi e per l'adolescente che ero voi, più grandi di qualche anno, eravate bellissime, una bionda e l'altra mora, irraggiungibili, soggetto proibito di desiderio.
Eravate un sogno e, come tutti i sogni, non è mancata l'alba in cui c'è toccato aprire gli occhi e alzarci dal soffice del letto.
Tu sei rimasta single, lei s'è sposata, ha avuto una figlia, due nipoti e un male che le s'è appiccicato addosso, nel momento esatto della parabola di vita in cui ci si prepara alla serenità della discesa, per gustare decenni di tramonto.
Vi ho ritrovato insieme, oggi, e in cinque minuti ho detto a entrambe più di quanto abbia mai fatto prima, per timidezza quando ero piccolo, per pudore una volta diventato adulto.
Ne sono restato contento, pentendomi tuttavia per non averlo fatto prima, per non avere trovato audacia e coraggio per dirvi esplicitamente ciò che avete significato per il ragazzo che ero e, di sponda, per l'uomo che sono.
P.S. Ho scritto in prima persona a te, ma è a lei che penso spesso, incapace di immaginare quanto in questi mesi sta provando, insieme ai suoi cari, sconsolato per la beffa di un inciampo che la sta privando delle gioie grandi e piccole di ciò che ha costruito. Davvero il destino è un tiro di dadi senza senso apparente, almeno a scorgerlo da questa parte della finestra sul mondo.
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