Ognuno dovrebbe trovare il tempo per sedersi e guardare la caduta delle foglie.
(Elizabeth Lawrence)
In giardino di questi tempi vado poco, sempre però traendo osservazioni curiose o vere e proprie lezioni dal grande disegno che offre la natura, come da ogni piccolo dettaglio.
Nel fine settimana, ad esempio, rastrellando le foglie disperse sotto il faggio, ho riflettuto sul fatto che nessun albero evita la pena di prestarvi cura, se insieme ad esso si pretende pure un bel prato.
L'eterno dilemma della botte piena e della moglie ubriaca, virata però sul vegetale.
Se si tratta di piante comuni, infatti, a cavallo tra ottobre e novembre daranno filo da torcere, disperdendo per due mesi fogliame ovunque, costringendo almeno a un intervento settimanale.
Se invece ci si illude di faticare meno, optando per i sempreverde, siano essi aghiformi, come l'abete o il tasso, sia a falda larga, come la magnolia o il pungitopo, è vero che non occorrerà cimentarsi con messe autunnali abbondanti, ma sarà uno stillicidio senza esclusione di rastrello in alcun mese dell'anno.
La somma del tempo e dell'impegno sarà dunque identica, a prescindere dalla specie messa a dimora in giardino.
Morale: scorciatoie non ce ne sono. In natura e pure in ciò che più conta per la donna e per l'uomo (i sentimenti, gli affetti, la conoscenza, l'esperienza, l'amicizia, l'amore...).
P.S. Mi sento in colpa, lo ammetto, con le molte persone a cui sto dedicando poco tempo, non tanto quanto vorrei, non come meriterebbero. Se non posso essere come il giardiniere d'autunno, che si applica tanto per un tempo limitato, cercherò di essere almeno come quello delle pinete, che un poco alla volta, si prende cura di continuo. Promesso.
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