(Friedrich Nietzsche)
Ti arrabbi, quando a un incontro o a una riunione pochi intervengono, prendono la parola, accendono o continuano una discussione, un dibattito.
"Ma come sì fa?" mi ripeti sdegnata, quasi con un groppo in gola per il nervoso. "Ma come si fa a non dire nulla, a non avere un'opinione, a starsene tutto il tempo lì, in silenzio?".
Si fa. Si può. Accade e lo scandalizzarsene dà sfogo alla rabbia, senza rispondere al quesito.
Ragionare, costruirsi un'opinione, discutere, dibattere, non sono un elemento naturale, qual è l'appetito o il respiro; piuttosto costituiscono un'abilità, una pratica, una capacità, e come ogni capacità va formata, allenata.
Tu, figlia mia, abiti case in cui si è abituati a discorrere, su mille argomenti, anche ad accapigliarsi, alzando la voce, con passione, veemenza persino, tanto che anche i momenti conviviali, quali i pranzi o le cene allargate ad amici e parenti, sono occasioni create e ricercate proprio per questo scambio reciproco.
Non dappertutto è così. Molti sono assai meno coinvolti, meno interessati a scambiarsi pareri, a sostenere le proprie ragioni o a sottoporle al giudizio dell'altro. Non sono né meglio, né peggio: sono diversi e non basta accennare un tema, offrire uno spunto, come pigiare un bottone e partire di slancio oppure lanciare un legno affinché il cane lo rincorra svelto.
Sii comprensiva, dunque, e non farti cadere le braccia, senza però arrenderti.
Ragionare, costruirsi un'opinione, discutere, dibattere, sono infatti una capacità, ma rappresentano altresì una ricchezza e, per come la vediamo noi, un dono. Un dono che facciamo a noi stessi e alla società, alla comunità, a chi ci sta attorno, convinti - qui sì - che ci sia un meglio e un peggio. E il meglio è sempre il dibattito, il confronto, sapere che tutte le cose dritte (cioè, banalizzate) mentono e le verità sono sempre ricurve ovvero per essere riconosciute necessitano di una molteplicità di sguardo.
P.S. Questo post ha un fine doppio: cercare di capire le ragioni di un comportamento, ma anche dare risposta allo sgomento dei vicini di casa, quando ci sentono discutere animatamente, senza cogliere le parole esatte né l'argomento, pensando che ci stiamo accapigliando per chi sa quale litigio, mentre in realtà è un banale confronto su quanto deve cuocere la pasta al sugo o sul nanotalpa di Nietzsche e quale sia il suo muso.
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