Non lo si è mai.
Faccio così, inverto la direzione, per lasciarti sì, ma non indietro, bensì avanti, sempre un passo, dove riesco a scorgerti, quasi a sfiorarti, a toccare con mano l'essenza che sei, ciò che rappresenti per me, per noi.
La tristezza - lo sai, l'hai provata - è un drappo greve, che tutto ammanta e persino soffoca se si orienta la mente al centro dell'abisso, sentendo sulla pelle, nelle viscere, la presenza del nulla, l'assenza di un dopo.
Scaccio con le mani il pensiero, come insetto fastidioso, punto i piedi saldi al suolo, chiudo gli occhi e vedo dove sei, dove ti ho lasciato, guardando insieme la fotografia che i nostri figli l'altra sera hanno scattato, ritrovandosi insieme, continuando una tradizione che ci precede e che ha reso anche noi felici, quando è stato il momento.
Sono loro la consolazione e il senso, il motivo per cui ti vedo innanzi a me e non da solo. Come mai soli siamo noi, finché tu sarai ago e il bene che ci vogliamo il filo.
P.S. Oggi è il compleanno dì Giorgia, il regalo più bello l’hai fatto tu, con la lettera che hai lasciato, a lei, a noi, alla nostra famiglia "allargata".
La conserviamo preziosa.
Nella tua saggia essenzialità hai saputo cogliere il meglio di ciò che siamo, l'unica eredità che vorrei i nostri figli portassero in dote, patrimonio e testimonianza di un dono inestimabile, infinito, che non c'entra nulla col denaro e rende ricchi, ricchissimi, con poco, vivendo quella dimensione di accoglienza, di ospitalità, di convivialità che "ha contribuito a conoscerci, a valutare i nostri pregi e difetti, a cementare gli affetti, a conoscere persone nuove, a confrontarci e a volte scontrarci su vari temi, ma senza serbare rancori di sorta, ha sempre prevalso il sorriso. Quel sorriso che contagia il cuore di fiducia e vedo nelle foto dei ragazzi, quando si ritrovano".
Vedi. L’ho detto, eri avanti. Hai scorto prima ciò che poi si è realizzato.
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