domenica 31 luglio 2022

Tu, io (In compagnia del bambino che eravamo)

Ti ho di fronte, allo specchio, che guardi e provi un brivido, "realizzi" chi sei, un te "altro", pronunciando più volte il tuo nome, abbinandolo a quelle pupille, quel corpo, quel volto.
Ti vedo seduto sui gradini di casa, annoiato, il caldo di luglio, osservi le lucertole senza il coraggio di afferrarne una, invidiando la piena libertà che hanno.
Ti sento singhiozzare, rannicchiato sotto un tavolo, mentre i tuoi genitori gridano, un mattino di Natale lontano.
Ti metto una mano sulla spalla, nell'ampio salone che ora sembra piccolo, all'asilo, le suore che sorvegliano, le persiane accostate, un ombra che non è proprio buio.
Ti cerco in camera tua, seduto a un tavolo trasformato in scrivania, un piccolo televisore portatile acceso, disegni fumetti, sfogli libri di animali, ti dai un tono e fantastichi di diventare grande, adulto.
Sono trascorsi decenni, quel "tu" è un "io", adulto lo sono diventato, rapidamente, più di quanto immaginato.
Il tempo, che allora non passava mai, visto da qua, oggi, è un precipitare vorticoso, uno schiocco di dita, un lampo.
Ecco perché tutti noi, ogni tanto, dovremmo stare "in compagnia" del bambino che eravamo, provare ad ascoltarlo, guardarlo negli occhi, tenergli la mano. 

P.S. Possiamo far finta di nulla, cercare di dimenticare, scacciare il pensiero, non darvi troppo peso, ma chi siamo stati influenza inesorabilmente chi siamo. E spesso le fragilità, le debolezze, il disagio nostro o di chi ci sta vicino, non sono altro che il bambino o la bambina rimasta in noi, che piange "perché vuole essere accettata e amata per ciò che è". Non dimentichiamolo.




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