Raffaele, oltre che un vero "sapiente", è uno dei miei migliori amici, una persona con cui non smetto mai di crescere, pur se ci incontriamo con il contagocce e la mancata assiduità nella frequentazione è uno dei pochi rimpianti di questa vita per il resto piena e generosa. Di contro, se immagino i miei anni futuri, quelli che trascorrerò se riceverò in dono l'abbondanza d'età, mi "vedo" al suo fianco, nel convivio di una tavola apparecchiata e di cibi semplici ma saporiti, come quelli che prepara. Ciò che provo per lui, al netto di tutto, è un "bene" fatto persona, un sentimento che incide e lega e tutto supera, nulla intralcia. Un "bene" che assomiglia a ciò che chiamiamo Dio, “senza misura”.
P.S. Ci sono case e chiese e bar e piazze e spiazzi. Poi ci sono luoghi del cuore: quelli in cui ci si sente a proprio agio. Uno che frequento spesso, di recente, è il duomo vecchio di Brescia, una magnifica basilica romanica a pianta circolare, che si erge massiccia e parimenti è piantata profonda nel terreno, tanto che per raggiungervi il basamento occorre fare due rampe di scale, in discesa. La associo a Raffaele perché un'identica quiete mi ispira, la stessa sensazione di pace, di essere al posto giusto, di non avere più nulla di chiedere, di bastare a se stessi e non essere mai soli. Quelle mura, proprio come l'amicizia, hanno un respiro antico, primigenio, sedimentato nel tempo, capace di fornire riparo, protezione, e allo stesso modo di proiettare verso l'alto, la luce, qualcosa che ci trascende e trasmette unità, nel corpo e nello spirito.

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