mercoledì 27 ottobre 2010

Le regole dell'ingaggio


Approfitto di quest'ora libera per definire le regole dell'ingaggio.

Non sono un coraggioso alla Pietro Micca, che si butta nella mischia a capofitto, senza pensare alle conseguenze, accada quel che accada. Io alle conseguenze ci devo pensare. In compenso, proprio come certi mammiferi che si sono adattati all'esistenza in mare, ho sviluppato alcune peculiarità che compensano questa esitazione iniziale: una volta che ci ho pensato, riesco a tuffarmi anche sapendo o anche semplicemente intuendo gli sviluppi negativi. Ora David, che sono certo mi legge, sorriderà, sentendomi raccontare un episodio dei tempi dell'università. Avevamo un professore di statistica ch'era una zecca paurosa e, appena entrato in aula, si metteva a fare domande e a interrogare, proprio come al liceo. Una situazione imbarazzante, poiché la preparazione a nostro giudizio doveva essere provata all'esame, essendoci tra gli scopi dell'università pure quello di formare a un'autonomia di studio, la programmazione, senza che ci fosse la mamma severa a controllare ogni giorno se avessimo o meno studiato. Il personaggio tuttavia era tale da non lasciare adito a discussioni e pur ingoiando amaro, nessuno fiatava. Ricordo che quel giorno, un venerdì, ci pensai due o tre minuti, poi alzai la mano e gli dissi ciò che pensavo, cioè che se avesse badato più all'entusiasmo e all'amore per la materia che insegnava invece di perdere tempo con un puntiglio fuori luogo, ci avremmo guadagnato tutti. Non ricordo la sua risposta, ma soltanto il silenzio dei miei compagni mentre parlavo e il fatto che da quel giorno non interrogò più. In compenso all'esame mi fece sudare sette camicie per strappare un voticino striminzito: aveva ragione, me lo meritavo.

Sono partito da lontano. Neanche tanto lontano. Ieri ho discusso con Isabella, che si era messa a gridare con Giorgia chiedendo che fosse spento il televisore. Dopo cinque minuti di rimbrotti suoi e repliche lacrimevoli della figlia, Isabella (che è buona vera e non come me, che sotto sotto sono un Caino) ha lasciato perdere. E' lì che m'è saltato in mente di scrivere un post sulle regole dell'ingaggio: prima di pretendere, è necessario essere disposti ad andare fino in fondo, costi quel costi. Capita in casa, in famiglia, tra amici, sul lavoro. Altrimenti il rischio non è soltanto restare inascoltati, bensì perdere autorevolezza. E anche la faccia.

P.S. Una nota per David. Se il ricordo che ho dell'episodio scolastico diverge da ciò che accadde veramente (tipo: io mi vedo come Cicerone che intima l'ultimatum a Catilina, mentre in verità ero un questuante balbuziente alla Johnny Glamour) lo dica pure, nei pensieri qui sotto. M'appello solo alla bontà e alla discrezione dei modi: ho una reputazione, e sono anche più vecchio di lui, non venga dimenticato.


Foto by Leonora

4 commenti:

andre ha detto...

aggiungerei, ad un pensiero che fondamentalmente condivido, che proprio perchè bisogna saper essere pronti ad andare fino in fondo, bisogna anche saper selezionare quali sono le battaglie da combattere con questo spirito e quali no. Un po' di robusta intransigenza ben si accompagna ad un po' di sana transigenza, almeno la stessa che sappiamo concedere a noi stessi, grandi, adulti, responsabili e vaccinati!

Magda ha detto...

Ammiro (e anche invidio) molto chi ha il coraggio di dire sempre quello che pensa - coi dovuti modi...certo! Non è sempre facile...e non sempre è "utile"..Troppe volte, purtroppo bisogna ingoiare bocconi amari...o subire delle ingiustizie... Bravo Giorgio! Ti ci vedo...lì..tra i banchi...col dito alzato al cielo mentre chiedi la parola... :)

Davidone ha detto...

Andò esattamente come descritto da Giorgio. Con garbo, voce ferma e composta, il nostro Masaniello del lario raccolse il "vaffa" collettivo che serpeggiava dentro ciascuno di noi. Un vero leader. (proprio quello che servirebbe oggi al PD :-))

Giorgio ha detto...

David, oltre ad essere un signore, è anche un amico. In ogni caso, ringraziandolo, vorrei anche trascrivere l'sms che mi ha mandato ieri sera, dopo aver letto quanto avevo scritto:
"Ho riso molto al tuo post. Dammi qualche ora per trovare il modo meno umiliante per descrivere la pozza gialla che ho trovato sotto la tua sedia alla fine dell'intervento :-)"