Foto by Leonora |
Una cartina di Tornasole per ciascuno, evidente soprattutto - ma non soltanto - quando mi trovo con qualcuno che nella scala della vita sta salendo i gradini e si trova in una posizione di potere, di prestigio. Lo sguardo sfuggente, il sorriso ammiccante ma freddo, la stretta di mano sbrigativa, sono indicatori di quanto ci possa interessare l'altro, a prescindere dai bei discorsi e dalla retorica delle parole.
Viceversa, ci sono uomini e donne che quando ti guardano sembrano leggerti dentro, facendoti sentire unico, anche soltanto per un istante, il tempo per un saluto veloce o un cenno del capo. Ho sempre pensato che quella sia una capacità, un carisma anzi, legato al divino, forse per la frase del vangelo di Luca che il cardinal Martini utilizzo per la lettera di presentazione di un sinodo diocesano: "Firmavit faciem suam". Letteralmente "Ha stabilito il suo volto", nella traduzione classica, "rese il suo volto duro come pietra", ma per me quelle parole hanno sempre avuto un significato diverso, di colui che si fa serio per indagare, per scorgere nell'altro ciò che c'è di vero, la sua essenza, l'intimo.
In questi giorni che ci separano dal Natale e anche in quelli delle feste, al di là dei regali, dei banchetti, degli auguri, vorrei essere diverso, ancor più attento, meno distratto, così che i volti altrui non mi scivolino via e si fissino nei miei, fosse pure per un decimo di secondo che però, nella sua intensità, si dilata all'infinito. Un'attenzione che ci fa sentire considerati, stimati, accolti da chi la riceviamo e, a specchio, non passa indifferente quando siamo noi a metterla in atto.
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