Foto by Leonora |
Dico a loro grazie, così come sono grato ai molti difetti e alle mancanze che ho e che avevo.
Alla timidezza che mi faceva diventare rosso peperone e paralizzava le giunture, quando ero bambino, ad esempio. E' grazie a quel guscio che ho imparato allora a costruirmi e agli sforzi per superare i miei limiti che sono diventato un uomo e ogni volta che compaio in tv o che parlo in pubblico ricordo la prima volta in cui presi la parola, attorno al tavolo di legno scuro, massiccio e intagliato della sala da pranzo della casa parrocchiale: eravamo una dozzina di ragazzi e ragazzi, avrò avuto sì e no quindici anni e decisi di dire ciò che pensavo a proposito di un libro che avevamo appena letto ("Il deserto in città", di Carlo Carretto). Deglutii un paio di volte e poi, come in un tuffo, pronunciai le prime quattro parole, udendo una voce che non sentivo neppure mia, tanto mi pareva giungere da lontano. Parlai un minuto scarso, esprimendo un concetto banale, finendo metà sollevato per il coraggio che avevo dimostrato e metà in imbarazzo per le risatine di commento che avevo suscitato in Cristina e Manuela, che mi sedevano accanto.
Sono grato a quella timidezza che mi ha forgiato, ma anche all'intelligenza limitata nel comprendere i ragionamenti complessi e alle lacune nelle materie scientifiche, specie in matematica. E' anche per questo, credo, che quando ho di fronte qualcuno non lo guardo mai dall'alto in basso e mi sforzo sempre di capirlo, convinto come sono che se tra uno dei due c'è uno stupido quello sono io.
Parimenti sono grato alle risorse economiche limitate e alle origini umili della mia famiglia, che senza flettersi in complessi di inferiorità hanno piantato in me il seme buono del desiderio. Lo stesso desiderio e stupore nei confronti dell'universo femminile conseguente alla scarsità di informazioni con cui è convissuta la mia generazione e tutte quelle antecedenti alla marea montante di internet e del suo universo mondo.
Questo per dire che esiste in ogni bicchiere il mezzo pieno e pensandoci bene pure il mezzo vuoto è utile e dà qualcosa in cambio, se lo si sa apprezzare per quello che è invece di limitarci alla delusione e al lamento.
Me ne dovrò ricordare domani, quando aprirò gli occhi e avrò di fronte mesi di lavoro e alle spalle le vacanze, il mare, le giornate con gli amici, le lunghe serate sul terrazzo.
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