La porta era di legno vecchio, verniciata di chiaro. Color crema, credo. Sull'anta destra, guardandola dall'interno, avevamo messo un cartello: "Marzo, il mese della lieta consapevolezza". Era stato appeso da me e Mauro, quando in redazione non c'era nessuno, verso le due e un quarto d'un giorno di gennaio. Marzo allora era la primavera, la bella stagione che aspettavamo e lieta la consapevolezza che con quel mese la bella stagione cominciava davvero e con essa le giornate più lunghe, luminose, il sole caldo, le ragazze vestite con poco, che passeggiano leggiadre per le vie del centro e sorridono e ti fanno pensare a quando si vestiranno ancora meno.
A quel cartello penso ogni anno, quando comincia questo mese ch'era pazzo prima dell'effetto serra, del riscaldamento globale e di tutte le fregnacce (piatto tipico laziale) a cui non credo ma mi adeguo, constatando che se marzo è pazzo mica scherzano pure aprile, maggio e giugno, con acquazzoni, lampi, tuoni e tutto il resto. Stamattina mi ha mandato un messaggio Anna, che non sentivo da un sacco di tempo. Una volta mi disse che l'anno cominciava a marzo, prima per lei solo rifugio e letargo.
In questi giorni ho scritto poco. Qui almeno. Ero di umore nero e avevo bisogno di far come la terra che d'inverno tiene il fiato. Non che non avessi nulla da dire, ma guardavo lo schemo, restavo lì un po' e spegnevo tutto. Oggi però è diverso. Oggi è marzo.
P.S. Questo post è dedicato a Sabine. Lei sa perché.
Foto by Leonora
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