venerdì 6 febbraio 2015

Quindici (auguri, Giorgia)

Foto by Leonora
Sei arrivata un mese prima, perdonerai il giorno di ritardo con cui ti scrivo, per ricordare i tuoi quindici anni, che cadevano ieri ma si sono rialzati subito, ironici e sorridenti come sai essere tu.
Ciò che dovevamo dirci ce lo siamo detti, ieri, con gli occhi soprattutto. Non te li ho regalati verdi, splendidi e un poco malinconici, come quelli della mamma. Assomigliano piuttosto ai miei, scuri e profondi, anche nel saper scrutare, guardare dentro se stessi e gli altri. Un dono che fa bene e male insieme, perché a volte si trova ciò che non piace, mentre di te mi piace tutto, persino le tue bizze, che riesco ancora ad ammansire, prendendoti per quel risvolto di bambina che oramai non sei più e che per me non svanisce mai.
Dettagli. Per raccontare il nocciolo di ciò che provo per te dovrei essere un pittore o un poeta, non sono né uno né l'altro e ti devi accontentare dei miei silenzi, di quegli istanti di sospensione del tempo in cui sgorga un bene sincero, puro, una scintilla d'amore sconfnato, un fuoco che scalda senza bruciare, dentro.
"Ti voglio bene" mi dici e io immancabilmente rispondo: "Vuoimene meno", scherzando pur dicendo il vero, storpiando l'italiano, non il senso. Un modo per difenderti, per impedire che il male dell'assenza possa un giorno ferirti, lacerarti come io sono stato lacerato, quando mi sono reso conto che nulla dura per sempre e le persone a cui tenevo di più mi avrebbero abbandonato. Non è così. Il tempo e l'esperienza mi hanno insegnato che nulla vive più a lungo di un attimo vissuto intensamente e coloro che amiamo restano sempre con noi, in ogni respiro che facciamo, non in una pallida idea, nel concreto. Un segreto che scoprirai da te, che non ho la pretesa di insegnarti, che lascio qui a futura memoria, uscita di sicurezza quando il dolore ti gonfierà il petto.
Posso permetterlo, avendo tu un carattere solare, allegro, forte persino, nonostante la tenerezza dei tuoi anni. La tristezza pare scivolarti addosso e anche questo è un dono ricevuto, avendo io fatto poco o nulla, se non arrabattarmi in qualche modo per garantirti quella serenità ch'è come l'acqua per i pesci, l'azzurro per il cielo.
Buoni quindici anni allora. Che siano capaci di sorprenderti, come tu hai sorpreso me, il sabato in cui sei nata, qualche settimana prima sul termine indicato per il parto, e a tenerti tra le braccia, così piccina, mi sentivo l'uomo più fortunato del mondo.

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