sabato 22 agosto 2020

Ho molto taciuto (Sbagliando)

Viviamo attimi intrecciati come un canestro di vimini: a guardarli da lontano sembrano un tutt'uno, da vicino invece si notano giunture, spazi, fessure, intagli, rammendi.
Osservo con questo spirito le migliaia di immagini pubblicate in questi giorni da amici e conoscenti e persino da sconosciuti nei più disparati luoghi di vacanza.
Me ne curo poco, guardo e passo, senza invidia o, peggio, astio.
Propenso per natura a godere delle gioie altrui e sapendo che in ogni caso, come ho scritto all'inizio, non tutto è oro ciò che luccica, sono sinceramente contento per chi è in villeggiatura, per chi gusta appieno il proprio tempo e anche per chi bleffa, trovando in quel bluff la sua coperta di Linus.
Per quanto mi riguarda evito di mettere eccessivamente in piazza i momenti lieti, un po' perché non sono memorabili, un po' per una sorta di pudore iniettatomi nelle vene fin da piccino, quando il riposo e ancor più la vacanza erano un lusso imparentato stretto alla colpa, visto che il pane si guadagna col lavoro e ogni giorno senza fatica era considerato una sorta di mangiare a ufo.
Astenersi, non ostentare, passare inosservati, evitare di proferire verbo. Ottimi modi per farsi voler bene da tutti, per scansare critiche, per non collezionare maldicenze a grappolo.
Come ricordava Franca Valeri poco prima di lasciare questo mondo, dall'alto dei suoi cent'anni appena compiuti: "Io sono molto benvoluta e mi chiedo il perché, se me lo merito. Poi, riflettendo, qualcosa ho fatto: ho taciuto molto. Non è poco".
Una verità assoluta, che tuttavia non preclude la possibilità di stimare chi invece rema contro, chi ogni giorno si schiera, prende posizione, rompe l'omertà, indossa una casacca, persegue qualcosa in cui crede, si ribella alla condizione di eunuco.
Lo scrivo per chi la pensa come me e per quanti mi sono distanti anni luce, per coloro che espongono le loro tesi col fioretto e per chi usa clava e megafono, per chi credo abbia ragione e ancor più per chi ha torto marcio.

P.S. Ci ho girato attorno, avrei potuto mettere un nome fin dall'inizio: Marco.
Marco Migliavada, il mio amico Marco, con cui sono d'accordo sul nocciolo di tutto ciò che nella vita conta davvero, anche se lui ha una capacità non comune di mettere ovunque i distinguo.
Marco ha deciso di proporsi come consigliere comunale del proprio paese, Casnate con Bernate, in provincia di Como.
Di Marco so che è il politico meno bravo del mondo, se per politico si intende colui che dà ragione a tutti, che mette al primo posto il consenso, che trova su ogni scelta un compromesso, ma se dovessi affidare vita e portafoglio a una persona scrupolosa, limpida, capace di mediazione e intellettualmente onesta, su lui punterei senza batter ciglio.
Non so come andrà a finire alle elezioni di metà settembre, però di una cosa sono grato a lui e a tutti gli altri che si candidano, a prescindere dallo schieramento: di metterci la faccia, di non aver "taciuto", espiando le molte, troppe volte in cui avrei potuto farlo e non l'ho fatto io.

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