domenica 5 giugno 2011

Bennet Cantù in finale: trent'anni, un giorno

  • Per tutte le ho partite che ho guardato aspettando questo momento.
  • Per tutte le delusioni che ho provato in trent'anni che attendo.
  • Per chi era di sentinella e se n'è andato prima che arrivasse questo giorno.
  • Per quella volta che Giacomo ha preso le convulsioni, Isabella credeva fosse morto e io non c'ero perché stavo vedendo una partita di coppa Korac contro una formazione albanese.
  • Per Dan Gay e le semifinali con Caserta che ha perso.
  • Per i milioni di parole che ho scritto sulla squadra di pallacanestro.
  • Perché se non ci fosse stato il basket non sarei quello che sono.
  • Per Aldo Allievi che non c'è più.
  • Per Gianni Corsolini e Francesco Corrado, due amici veri, a cui debbo molto.
  • Per Dino Merio, che è l'unico motivo per cui non ho chiuso i conti con il passato.
  • Per il voto che ho fatto tre anni fa e che aspetta di essere esaudito ma non è mai stato tanto vicino.
  • Per tutte le persone che al Pianella ho conosciuto.
  • Per gli sputi che mi sono preso una volta a Livorno.
  • Per la gradinata di fronte alle panchine, dove ho comprato la tessera per anni.
  • Per Mauro Colombo, mio compagno di banco al liceo, che mi ha portato per la prima volta in prima fila, a bordo campo.
  • Per Denis Innocentin che ho conosciuto di striscio e per Chicco Ravaglia, di cui invece ero amico
  • Per Fischetto e la sua Bic Trieste, che ne presero quaranta di distacco e mi sembrava la partita più bella del mondo
  • Per chi paga da cinquant'anni l'abbonamento.
  • Per il numero 27 della tribuna stampa, ch'è stato mio per ventun anni, prima che facessi il voto.
  • Per Sabatini e il garage in cui secondo lui giochiamo
  • Per il freddo d'inverno e il caldo in estate che in quel garage ho patito
  • Per Dan Peterson, che è stato un signore, fino in fondo
  • Per tutti gli allenamenti che da ragazzino mi sono visto
  • Per la Elena e la Paola e tutti i tifosi, in testa gli Eagles
  • Per Federica
  • Per l'unica volta che ho chiesto un autografo in vita mia
  • Per gli anni della A2 e per i giorni in cui s'è rischiato di scomparire davvero
  • Per chi non sbandiera la sua gioia ma se la coccola dentro.
  • Per tutti coloro che non hanno mai smesso di crederci, che ci hanno sempre creduto.
  • Per tutti e ventinove motivi che ho scritto e per questo, il trentesimo, uno per ogni anno in cui ho atteso che Cantù arrivasse alla finale scudetto. Resta ancora molto da fare, quasi un miracolo, ma era davvero troppo che non respiravamo da così in alto.

4 commenti:

Fede ha detto...

Per me, numero uno!

Anonimo ha detto...

Ciao ... volevo ringraziarti ... sono un allenatore ... pura passione ... ho l'onore di allenare da 2 anni un certo Dan Gay ... farò avere il tuo scritto personalmente ... e ti ringrazio ancora perchè c'è ancora qualcuno che ama il basket per il gioco che è e che riesce ad emozionare ... senza doppi fini

Dino ha detto...

Ciao Giorgio, sono "...l'unico motivo per cui non hai chiuso i conti col passato...". Ti ringrazio di cuore, non perchè mi hai inserito tra i trenta motivi ma per le emozioni e ricordi che attraverso le tue semplici parole mi hai fatto riaffiorare...
"Non si vede bene che con gli occhi del cuore"...ha ragione il Piccolo Principe...con profonda amicizia e stima,
Dino
Ps. ti aspetto, con il resto della nostra squadra di giornalisti (veri o pseudo) per la nostra solita pizza post partita dove i commenti tecnici e le fantasie tattiche si scatenano...sarà colpa della birra?

cafecaracas ha detto...

Trent'anni non sono uno scherzo...
L'ultima finale avevo 17 anni,e me la ricordo bene...
ho(abbiamo )riassaporato sensazioni indescrivibili,ora abbiamo fatto 30 sarebbe bello fare 31...