mercoledì 27 luglio 2011

Marzocca: ottantacinque coperti, otto cuochi e una cucina da applausi


Un piccolo riconoscimento per un grande cuore. Quello che hanno gli addetti al servizio cucina dei ragazzi del mio paese, Lurate, che con la parrocchia se ne sono andati al mare. A Marzocca, vicino Senigallia, nelle Marche. Ottantacinque persone in tutto, di cui oltre settanta tra gli undici e i diciannove anni. Una compagnia allegra e composita, che quando viaggia per le strade pare un serpentone o, meglio, un gregge, tanto che gli automobilisti si bloccano quando attraversano la strada, domandandosi che sarà mai quel pieno di gente.
Sulle virtù di una simile esperienza non spenderò molte parole: io stesso sono diventato adulto proprio in vacanze del genere. L'oratorio di Lurate ha poi avuto una caratteristica, che non si è smarrita pur al cambio dei preti e delle generazioni, cioè quella di non escludere, di non chiudersi in una bolla, nell'illusione di chiamare a raccolta i migliori, bensì accettando sia chi s'impegna un cammino serio sia chi preferisce rimanere ai bordi.
Qui vorrei elogiare pubblicamente una mezza dozzina di persone, coloro che si prestano a preparare ogni giorno da mangiare. Per fortuna mi sono fermato soltanto un giorno e mezzo, di ritorno dalla Puglia, altrimenti sarei tornato ingrassato di almeno cinque chili. Piatti ottimi, vari, genuini e abbondanti, preparati nel rispetto del gusto e pure delle regole ferree sanitarie. Tutti per servire in tavola danno una mano, ma in cucina sono loro: Grazia, Giampaolo, Marco, Carla, Vito, Antonella, Patrizia e Alberto, che quest'anno s'è aggiunto e ha sfornato brioche, pane fresco e mille prelibatezze. Loro passano una settimana così, al servizio totale. Non chiamiamola vacanza, perché lavorano più di quando sono a casa, mettendoci sapienza, cura e passione. Ho sorriso quando mi hanno mostrato la dispensa, le varie celle frigorifere. Da casa, per risparmiare, hanno portato una decina di quintali di scorte alimentari. Non ci avevo mai badato, ma sfamare ottanta e passa persone è impresa non semplice, per cui occorre tattica e organizzazione rigorosa. I ragazzi apprezzano, mangiano e finiscono tutto, come le cavallette, andandosene sazi e non gettando nulla, che è un altro bel messaggio, contro lo spreco. Il clima giova. Non quello meteorologico: quello conviviale. Pietanze che a casa non si sognerebbero neppure di sfiorare, lì vengono divorate con appetito rapace. E alla fine, quando i ragazzi di turno finiscono di sparecchiare e se ne vanno, loro otto restano in sala pranzo, bevendosi un caffé alla buona, nel bicchiere, e chiacchierando di questo e di quello, principalmente di ciò che hanno fatto e di ciò che dovranno per il pasto successivo ancora fare. Poi, dopo neanche cinque minuti, uno di loro si alza, senza dire nulla, se non una parola al vicino di posto: "Andiamo". In cucina c'è da affettare prosciutto e salame. La colazione al sacco per il giorno dopo impone almeno duecento panini imbottiti e se non si è svelti e previdenti, col cavolo a merenda che si possono prepapare.

Foto by Leonora

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