venerdì 5 agosto 2011

Il bene, il male e la pazienza del padrone


Diciamo che la prontezza non è tutto, ma a volte mi stupisco dei riflessi lenti che ho, nel cogliere al volo le cose. O forse non è questione di riflessi, ma di riflessione, che non è piatto pronto da scaldare bensì seme, lasciato a maturare e di cui ci si scorda, persino, fino a che d'un tratto, con somma sorpresa, ci si accorge che in giardino è spuntato un alberello, alto una spanna e già rubusto nonostante fosse fino a l'altro ieri un fiore.
Vale per i rapporti umani (penso a quando ci si innamora di una persona che magari vedi da mesi e non ti dice nulla e poi, d'improvviso, la guardi con occhi nuovi e cuore) e per le idee. Il mio caso riguarda le idee. Un vangelo, meglio, letto in chiesa qualche settimana fa e ascoltato distrattamente. Era il brano dei servi che vanno a mietere e si accorgono che con il grano è cresciuta la zizzania e vanno dal padrone, chiedendo di poterla subito estirpare. Il padrone del campo non la pensa così. Chiede di aspettare, di rimandare il giudizio, di separare il buono ed il gramo soltanto alla fine.
Una storia udita mille volte e che come un disco rotto piuttosto che incantare per la musica stride. Invece ieri l'altro (con i riflessi di Pippo che in una vignetta va dal dottore che gli dà un colpo di martelletto sul ginocchio e lui niente, mentre tre vignette dopo, quand'è già a casa, gli scattano i nervi e muove la gamba) il quadro mi si è fatto più chiaro. A dire il vero mi ha aiutato il "sempre presente in questa estate", Tolkien, e il suo Gollum che Bilbo Baggins non uccide subito, quando ne ha la possibilità, e quel gesto di pietà che in apparenza fa conseguire tanto male alla fine si rivela come l'evento salvatore. Dal male può nascere il bene. E' questo il mistero in assoluto più grande. Una consapevolezza che mi mette di buonumore e infonde pace.

Foto by Leonora

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