martedì 9 agosto 2011

Il retro del quadro




In questi giorni di borse che crollano, soldi che svaniscono e molte parole al vento, non mi fido di nessuno. Altro che le credenziali di cui parlavo ieri, quelle per i clienti di alberghi di lusso, e che portando l'esempio all'assurdo ho provato a immaginare per me. Non per entrare in un hotel a diciotto stelle, più semplicemente nella vita, nelle vicende che accadono ogni giorno.
Forse per un aspetto specifico una lettera di referenze innumerevoli persone la siglerebbero, ma nel complesso, come uomo, quanta gente sarebbe disposta a mettere una firma in bianco? Fatti due conti ce ne sarebbero forse quattro, cinque in tutto. Nell'ordine i miei tre figli (amore di papà, nel loro cuore innocente supereroe per davvero), mia madre (amore di mamma, qualsiasi peccato o debolezza possa avere, resterò sempre il suo cucciolo). Su questi, novello Muzio, metto la mano sul fuoco.
Poi ci sono altre persone che per me contano tantissimo, a cominciare da mia moglie, le amiche e gli amici più intimi, i parenti stretti, Laura, Roberto, Roberta, Loris, Manuela, Fulvio... Molti insomma. Loro una firma in bianco non la negherebbero, ma con il seme del dubbio, perché conoscono il davanti del quadro, ma non il retro. Un dubbio in qualche caso esplicito, in qualche altro ad essi stessi inconfessato, come un tarlo, immobile e silente nel punto della loro coscienza più profondo, pronto però a pungere e rodere quando la luce del giorno sulle cose lascia il posto a un accenno d'ombra o addirittura al buio.
Perciò una firma in bianco a loro non la chiederei io. Un uomo, in certe occasioni, è giusto che impari a contare soltanto su stesso.

Foto by Leonora

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