Foto by Leonora |
L'altro giorno, casualmente, parlavo di una persona che conosco e che non stimo, pur se sono grato al male che mi ha fatto, perché grazie a molte persone buone che ho al mio fianco, quel danno s'è trasformato in un trampolino. Ora non lo frequento più ma altri sì, altri che subiscono angherie e ingiustizie, grandi e piccole, e verso le quali sento di avere una responsabilità. E' giusto che io abbia voltato pagina, che abbia tolto la polvere dei sandali e richiuso la porta alle mie spalle, oppure ho il dovere morale di non infischiarmene, di sporcarmi di nuovo le mani, di fare qualcosa per evitare che quel male dilaghi?
La risposta è nei molti libri che ho letto, nei film che mi piacciono, nelle storie che sento più affini al mio animo, agli eroi dei sonni innocenti quand'ero bambino e pure adesso, che mi commuovo quando Frodo si incammina verso il monte Fato e Sam lo aiuta a portarne il peso una volta diventato macigno.
La giustificazione, finora, è sempre stata: "Lascia perdere Giorgio, non dargli la soddisfazione di prendertela, non rischiare il peggio, cioè di diventare a tua volta male, rancore, rabbia. Sei sereno, restalo". Oggi però sento di questo atteggiamento il limite e il comodo e avverto l'esigenza di non accampare scuse, di scuotermi dal mondo ideale e di essere attivo. Le azioni del bene appunto. Anche se costano.
3 commenti:
ma quanto hai ragione certe volte!!!!!
ma quanto hai ragione certe volte!!!
è giusto muoversi, cambiare prospettiva e pensare ad azioni del bene, come dici tu. possono nascere grandi cose, quelle cose che, altrimenti non avresti conosciuto mai. agire è anche po' sperare di poter cambiare qualcosa.
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